Domenica 27 giugno – 13ª domenica Tempo Ordinario – Anno B

Domenica 27 giugno - 13ª domenica Tempo Ordinario - Anno B Con l'entusiasmo che si vede sui campi da calcioSap 1,13-15; 2,23-24; Salmo 29; 2Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43

In occasione del recente ritiro dei preti, vigilia del Sacro Cuore, il vescovo Douglas ha presentato il nuovo piano pastorale per la Diocesi 2021-2023.

L’indomani, inizio degli Europei di calcio, leggo sulla prima pagina de “La Stampa”: “C’è di nuovo un’Europa ferita che prova a rimettersi insieme nel solo modo che gli uomini hanno concepito da quando sono venuti al mondo: giocando. Si butta una palla in cortile e tutti accorrono, improvvisamente guariti dai mali e dai cattivi pensieri”. Subito ho pensato: «Questo è il modo di affrontare i campi scuola e il nuovo anno pastorale: con grandissimo entusiasmo».

Il 12 settembre, nell’Assemblea diocesana, il vescovo darà … il calcio d’inizio. Ma guai a noi se abbandoniamo la Parola e l’Eucarestia.

Nel Vangelo di questa domenica aleggia l’ombra della morte, ma presto si scontra con Colui che è la vita. Siamo di fronte a un racconto sandwich: si inizia con alcuni personaggi, all’improvviso ne entrano dei nuovi, poi si riprende il racconto arrivando a un finale sbalorditivo. Tutti – fra stupore e spavento – vorrebbero abbracciare la ragazza viva o cadere ai piedi di Gesù.

Nel Vangelo si parla molto di donne maltrattate e sofferenti come, purtroppo, avviene ancora oggi. E al centro? Troviamo “una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni” e nonostante le costose visite mediche andava peggiorando; ella si avvicina in silenzio a Gesù e le tocca il mantello. Con questo gesto coraggioso spezza il suo isolamento e sconfigge una malattia “impura”. La sua vita era stata tutto un dispendio di risorse vitali, generative ed economiche.

“Subito Gesù … si voltò”, la guarisce e la “salva”. Per la sua fede, la donna diventa un modello per i discepoli e, per il suo contatto con Cristo e l’esperienza di guarigione, diventa modello per tutta la folla. La donna ritrova la dignità perduta e il suo inserimento nella comunità. La figlia di Giàiro ha dodici anni; suo padre è uno dei capi della sinagoga; qui tutto avviene pubblicamente: la supplica, il camminare per la strada, la notizia della morte. Non c’è tempo da perdere e Gesù parte con lui. Giàiro brilla per la preghiera insistente e per la sua fede nel potere di Gesù.

Il tema della fede resta centrale in tutte e due gli episodi. Gesù guarisce, molto di più: egli salva (versetti 23.28.34). Nel caso della donna il miracolo avviene lungo la strada e nel caso della ragazzina “in casa”. Siamo di fronte al miracolo della vita che sconfigge la morte.