Domenica 29 aprile – 5ª domenica di Pasqua – anno B
Domenica 29 aprile - 5ª domenica di Pasqua - anno B Alcune potature ci sono necessarie per portare fruttoAt 9,26-31; Sal 21; 1Gv 3,18-24; Gv 15,1-8
La credibilità e la fiducia si conquistano con i fatti: è l’esperienza di Paolo che per essere accolto tra i discepoli di Gesù ha bisogno della tenace e bella figura di Barnaba, la cui testimonianza vince i pregiudizi e la fama di persecutore che lo precedeva.
Paolo, dal momento in cui ha incontrato il Signore, vive letteralmente per Lui, e Barnaba lo conferma, raccontandone il coraggioso cammino di conversione. Non c’è dialettica, né finzione che tenga: la verità di ciò che siamo si esprime nella concretezza dei gesti e delle scelte quotidiane. La nostra vita di cristiani parla dell’amore che ci origina, ci accompagna, ci abita, ci conquista, ci spinge? Non sempre!
Così anche la mia vita, a volte, è come un tralcio secco staccato dalla vite. Non ha e non dà gusto! Il tralcio vive della vita della vite e nel frutto rigenera e dona se stesso. La vitalità della vite si esprime nei frutti, altrimenti la vite è morta. La potatura o il taglio si riferiscono a quel pezzo di tralcio che resta o meno attaccato alla pianta. Ciò che viene tolto muore, ma la vite rinvigorisce e il tralcio potato orienta tutte le sue energie nel frutto.
Capiamo allora che alcune e frequenti potature ci sono necessarie perché la vita sia veramente tale e Dio, che vive in noi, possa continuare a generare frutti. È necessario attingere alla Vite, a Gesù; è necessario cibarsi della Sua Parola; è necessario evitare ciò che avvelena, tagliare ciò che è di più e rallenta il passaggio della linfa, eliminare ciò che disperde il nutrimento, ciò che non sazia e non nutre veramente.
Non è azione drastica fatta una volta per tutte, ma, come la vite, abbiamo bisogno di azioni consapevoli e premurose, guidate dalla gioiosa certezza del raccolto. Dio è più grande del nostro cuore ed è a quel livello che ci parla, mentre ripete a ciascuno: “Rimanete in me e io in voi”. Questo è portare frutto e le nostre vite parlino di Lui alla generazione che viene.