Domenica 3 marzo – 3ª domenica di Quaresima – Anno B

Domenica 3 marzo - 3ª domenica di Quaresima - Anno B SIAMO POLVERE, AMATI DA DIO DI UN AMORE ETERNOEs 20,1-17; Salmo 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25

Gesù, poiché si avvicinava la Pasqua, salì a Gerusalemme ed entrò nel tempio, nel cortile dei pagani, che egli considerava ugualmente sacro, come se facesse parte del santuario (naós). Giovanni menziona venditori di buoi e pecore, animali necessari per i sacrifici, e cambiavalute: un gran traffico, ma le autorità chiudevano un occhio. Gesù, molto deciso, fece una frusta con delle cordicelle, «li scacciò tutti… e gettò a terra il denaro dei cambiavalute… e ai venditori di colombe disse: ‘… non fate della casa del Padre mio un mercato’».

Il rischio c’è anche per noi: per le nostre feste, per le nostre chiese e santuari. La protesta era diretta contro il mal governo dei sadducei e non contro il culto in sé. Cristo ci insegna che dobbiamo liberare il culto dallo spirito affaristico e profanatore.

Lo sforzo di avere un grandioso tempio, oltre a motivi politici, rispondeva al desiderio, per molti fedeli, di avere una visibilità del sacro che ricordasse loro l’alleanza con il Dio Vivente. Ai giudei che chiedevano un “segno” della sua autorità e potenza, cioè un segno di approvazione del cielo, Gesù rispose: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». I giudei gli fanno notare che sono stati necessari 46 anni per ristrutturare quel tempio.

Al versetto 21 l’evangelista dà la spiegazione proponendo l’immediata identificazione tra il tempio e il “corpo” di Gesù: egli parlava del “tempio che è il suo corpo”. Il senso primario di questa espressione è cristologico: sarà la persona di Cristo, morto-risorto, ciò che consente l’accesso a Dio, e non più il culto antico. Il vero tempio è il suo corpo messo a morte, ma esaltato dal Padre. «Cristo diede il suo corpo per la vita di tutti e così di nuovo innestò in noi la vita» (San Cirillo di Alessandria).

Nella Pasqua di Gesù già albeggiano tempi nuovi e nuove comunità; infatti «viene l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità». Solo attraverso Cristo Gesù possiamo andare a Dio. Dopo la risurrezione, i discepoli, ammaestrati dallo Spirito, credono alla Scrittura e alle parole del Signore. Gesù, che scruta i cuori, non crede all’entusiasmo della gente che pensa di credere. Egli sa cosa c’è nell’uomo. Siamo dei principianti; il Signore ci conosce anche troppo bene, rigettiamo perciò ogni “sciocca vanteria” (san Clemente I). È vero, siamo polvere, ma amati da Dio di un amore eterno.