Domenica 31 luglio – 18ª domenica Tempo Ordinario – Anno C

Domenica 31 luglio - 18ª domenica Tempo Ordinario - Anno C LA CUPIDIGIA DI POSSEDERE PORTA A IMBROGLIARE GLI ALTRIQo 1,2; 2,21-23; Sal 89; Col 3,1-5.9-11; Lc 12,13-21

Uno della folla salta su per chiedere un favore a Gesù.

La domanda serve all’evangelista per cambiare discorso. I “maestri”, i “rabbì” di quel tempo erano preparati anche per rispondere alle domande riguardo l’eredità. Il problema esatto non è noto: il fratello maggiore voleva accaparrarsi tutta l’eredità? Il fratello più giovane voleva la sua parte per andar via? Non sappiamo. Le norme del diritto son ben presenti nella Torah: le figlie dovranno sposarsi in una famiglia della tribù dei loro padri, e nessuna eredità potrà passare da una tribù all’altra (Nm 36,5-9). Il primogenito ha diritto al doppio degli altri fratelli (Dt 21,17).

La distribuzione dell’eredità è un problema, ma bisogna affrontarlo. Meglio pensarci prima e non fare finta di niente. Una signora mi diceva: «Quando verrà mia sorella a reclamare i beni dei suoi figli, sarà il finimondo, non pensiamoci». Direttamente Gesù non si mette in questi problemi, favorendo l’uno e pregiudicando l’altro, ma certamente con il suo Spirito ti illumina, se tu lo vuoi.

Poi viene la parabola del ricco che volle essere ancora più ricco e decise di demolire i suoi magazzini e costruirne altri, più grandi, per conservare in sicurezza un raccolto che era stato abbondante al di là delle previsioni (vv.16-20). Il Signore aveva colto nel segno, poiché aveva detto: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia».

Questo è il grande pericolo per i cristiani. Può succedere che per l’avidità di possedere ricchezze materiali, un discepolo di Cristo si lasci travolgere da questa passione che lo trascinerà sempre più lontano da Dio, su una strada demoniaca. Chi soffre di questa malattia rimane schiavo di una forza più grande di lui, di un potere estraneo.

Attenzione, perché la cupidigia di possedere ti porta a imbrogliare il tuo prossimo. Anche gli scritti giudaici consideravano come ladro chi si arricchiva in maniera illecita.

Il tema delle ricchezze costituiva un grosso problema nelle comunità cristiane degli inizi. Perciò aveva una grande importanza la lotta contro i peccati di avarizia. Paolo chiama a testimone Dio affermando che il suo apostolato missionario non è stato oscurato da cupidigia alcuna (1Tes 2,5). L’apostolo, poi, afferma che anche a Corinto non ha mai imbrogliato, danneggiato e sfruttato nessuno (2Cor 7,2). L’alternativa è una vita ricca davanti a Dio: ogni giorno viene dedicato al Signore, al suo servizio e a opere attente ai bisogni degli altri. Veramente stolto, perciò, quell’uomo per il quale i suoi averi sono tutto: il senso della sua vita.