Domenica 4 febbraio – 5ª domenica del Tempo ordinario – Anno B

Domenica 4 febbraio - 5ª domenica del Tempo ordinario - Anno B QUEL GUARIRE LE FERITE CHE CI RENDE FRATELLIGb 7,1-4.6-7; Salmo 146; 1Cor 9,16-19.22-23; Mc 1,29-39

Gesù ha appena formato il nucleo principale della prima comunità, chiamando queste due coppie di fratelli che sono un po’ le colonne o le fondamenta della Chiesa che nasce, i primi apostoli . Dopo essere stati chiamati vivono nella quotidianità la loro sequela di Gesù, cioè lo seguono nei passi, nelle scelte, negli incontri che costellano le giornate del Maestro.

Il cammino di Gesù, raccontato nel Vangelo odierno, prende la strada della casa, dopo essere usciti dal luogo della preghiera, la sinagoga nella quale gli uomini si radunano per ascoltare la legge e i profeti e dove i maestri spiegano la via di Dio, quei passi che Adonai stesso ha compiuto in mezzo al suo popolo pellegrinante, lo ha lasciato come eredità affinché il cammino non si smarrisca nelle strade del vivere di tutti i giorni e soprattutto perché i piedi non seguano altri déi (che Dio non sono), che chiedono la vita anziché darla, e darla in abbondanza.

I piedi di Gesù si dirigono verso la casa di Andrea e Simone dove la condizione della suocera viene posta all’attenzione di Lui (quanto assomigliano queste parole benevoli e preoccupate per i malati alla preghiera di intercessione per le persone che ci stanno a cuore): è malata, distolta dalle sue attività quotidiane da qualcosa che la trattiene e la immobilizza. Con la sua potenza Gesù la risolleva in un movimento che ricorda da una parte la resurrezione e dall’altra il prendere per mano Adamo nella discesa agli inferi del Risorto… La donna, nuovamente in piedi, si mette a servirli, imitando così lo stile del nuovo Adamo, venuto per servire e non per essere servito, e che ci fa nuovi nella nostra disponibilità a metterci reciprocamente a servizio. Per lo stesso motivo, probabilmente, Gesù rifugge a coloro che stanno venendo a prenderlo per acclamarlo re: non è venuto per questo, non è venuto per gli onori o per un potere che renda gli altri servi, ma per farci amici.

Il regnare di Dio Padre nel Figlio suo è il servizio, il dare la vita fino alla fine, è rendere amici coloro che sono lontani, nemici: da servi a figli, da schiavi a liberi, da malati a sani.

Beati noi se sapremo “parlare bene” a Gesù di coloro che – amici o nemici – hanno bisogno della sua mano che ci rialza dalle nostre infermità. Beati noi se avremo qualcuno che ci aiuti a farci afferrare dalla sua mano potente per poterci mettere nuovamente in piedi e così spendere la nostra vita al servizio di Lui e dei fratelli.