Domenica 9 giugno – Pentecoste – anno C
Domenica 9 giugno - Pentecoste - anno C I cristiani testimoniano nel mondo l’amore di DioAt 1,1-11; Salmo 103; Rm 8,8-17; Gv 14,15-16.23-26
Nel giorno della Pentecoste, con la grandiosa manifestazione dello Spirito Santo, dono del Cristo risorto ai primi discepoli, si completa la fondazione della Chiesa e inizia la sua espansione. Da allora essa si rigenera incessantemente attraverso i secoli, per la grazia di Dio, come corpo di Cristo e tempio vivo dello Spirito.
I cristiani sono battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; celebrano l’Eucaristia rivolgendosi al Padre, mediante il Figlio, nell’unità dello Spirito Santo; sono consapevoli che le loro virtù e le loro opere buone sono frutti della grazia più che meriti propri. Considerano i vari compiti, che essi svolgono nella comunità ecclesiale, come attività di Dio, ministeri del Signore Gesù, carismi dello Spirito.
L’amore di Dio, rivelato in Cristo, “supera ogni conoscenza”. Eppure esso non è creduto volontaristicamente in modo soggettivo e arbitrario, ma è “veduto … conosciuto e creduto”. Gesù lo ha reso visibile in modo singolarissimo. Dopo di lui, anche molti cristiani continuano a manifestarlo nella storia, nella misura in cui accolgono con fede operosa lo Spirito Santo, comunicato dal Signore, crocifisso e risorto. Quando vivono l’amore reciproco partecipano alla vita stessa di Dio, che è amore di tre persone, e ne fanno l’esperienza. La carità vicendevole è il segno distintivo che fa riconoscere i credenti come veri discepoli di Cristo.
Nella perfetta unità dei discepoli il mondo incontrerà la presenza della Trinità divina, vedrà un riflesso della sua bellezza e crederà in Cristo. Il farsi uno fino alla perfezione fa conoscere Gesù al mondo, rende in certo senso visibile la Trinità. È questa la prima indicazione “pastorale” che Gesù ha dato per l’evangelizzazione. Per farsi uno, bisogna farsi nulla, vivendo per e con gli altri in totale obbedienza alla volontà di Dio, rinunciando il più possibile alla propria affermazione indipendente, che del resto sarebbe falsa. Ma vale la pena, perché niente è paragonabile alla gioia e alla fecondità della comunione.
San Filippo Neri ricevette una comunicazione straordinaria dello Spirito Santo e per questo è stato un testimone meraviglioso e un segno trasparente della presenza di Cristo in mezzo al suo popolo. Egli ha fatto l’esperienza di una Pentecoste miracolosa: ha ricevuto lo Spirito non solo come energia interiore di sapienza e di amore, ma anche come potenza che si è manifestata esteriormente nel corso della sua vita, dilatando fisicamente il suo cuore, facendolo palpitare fino a rompere due costole, deformare il petto, irradiare calore, trasmettere vibrazioni agli oggetti.
Con un sovrabbondante dono dello Spirito, il Signore Gesù lo ha unito intimamente a sé, diventando la vita della sua vita, il suo tutto.