E Facebook creò il meta-uomo, sperando che non sia uomo a metà
E Facebook creò il meta-uomo, sperando che non sia uomo a metà Il nuovo nome della casa madre del celebre social, accompagnato dal simbolo dell’infinito, è alla base di un ambizioso progetto denominato appunto “metaverso”
L’annuncio del cambio di nome di Facebook, che da ora in poi si chiamerà “Meta”, ha fatto parlare per alcuni giorni del social network di Mark Zuckerberg, dopo che nelle settimane precedenti erano dilagate le accuse di una ex dipendente sulla scarsa lotta del colosso digitale all’odio e alle falsità veicolate sulle sue pagine.
Il nuovo nome, accompagnato dal simbolo dell’infinito, è alla base di un ambizioso progetto denominato appunto “metaverso”. L’idea che si intende sviluppare è quella di un ambiente virtuale in cui entrare e interagire attraverso degli “avatar”, delle copie elettroniche di noi stessi che, in quel mondo parallelo, porteranno avanti relazioni, lavori, acquisti, ecc. Una realtà immersiva che finora abbiamo visto solo nei romanzi o nei film di fantascienza.
Insieme ad altri programmi altrettanto futuristici, come quelli spaziali di Jeff Bezos (Amazon) e Elon Musk (Tesla), il mondo immaginato da Zuckerberg appartiene al genere del “transumanesimo”, il cui obiettivo è l’uomo “potenziato” nelle sue capacità fisiche e intellettuali. E destinato a cancellare l’invecchiamento e la morte.
La leggerezza e l’ironia con cui se ne parla potrebbe far pensare a delle folli utopie di un gruppo di superricchi ubriachi di soldi e tecnologia. È certo che serviranno diversi anni e investimenti faraonici, ma la direzione che si vuole percorrere è questa e il viaggio è già iniziato.
Più che interrogarsi sulle possibilità di riuscita futura, è utile chiedersi le ricadute sul presente. Si possono prevedere alcune applicazioni specifiche di indubbia validità in numerosi campi. Ma allo stesso tempo, come nota il sociologo Mauro Magatti, “rimane la domanda sulle ambizioni di queste figure emblematiche del nostro tempo che, di fronte a un mondo in fiamme che si trova a dover fare i conti con una miriade di problemi, come il recente G20 ha messo in evidenza, perseguono progetti che mirano a un oltre che sembra voler evadere dalla realtà”.
Ecco il punto: mentre l’elite della Silicon Valley si accinge a costruire la nuova Torre di Babele, siamo certi che il surrogato di vita che ci viene promesso corrisponda ai nostri reali desideri (e bisogni)? Il rischio è che la fretta di fuggire da questo mondo e questo corpo ci faccia perdere più di quanto immaginiamo di trovare. Ciò significa “fermate tutto, voglio scendere”? Tutt’altro: è semmai l’invito a riflettere e confrontarsi con franchezza, allargando il cerchio alla ricerca di pensieri sapienti e parole di senso che ci aiutino a non sbagliare.