La vita digitale secondo il Censis, tante le domande senza risposta
La vita digitale secondo il Censis, tante le domande senza risposta Nel momento in cui il nostro Paese punta a investire i fondi europei nella “transizione digitale”, il Rapporto sulla “digital life” degli italiani, curato dal Censis in collaborazione con Lenovo, giunge come una doccia fredda o, se si vuole, come un ulteriore sprone ad accelerare
Nel momento in cui il nostro Paese punta a investire i fondi europei nella “transizione digitale”, il Rapporto sulla “digital life” degli italiani, curato dal Censis in collaborazione con Lenovo, giunge come una doccia fredda o, se si vuole, come un ulteriore sprone ad accelerare.
Secondo l’indagine, 24 milioni di italiani non sono pienamente a loro agio nell’ecosistema digitale: 9 milioni riscontrano difficoltà con le piattaforme di messaggistica istantanea come WhatsApp, 8 milioni con la posta elettronica, 8 milioni con i social network (Facebook, Instagram, ecc.), 7 milioni con la navigazione sui siti web.
Allo stesso tempo, il 70% degli italiani ritiene che la digitalizzazione abbia migliorato la loro qualità della vita, semplificando tante attività quotidiane. Nell’Italia post-pandemia, per i tre quarti della popolazione è ormai abituale l’uso combinato di una pluralità di dispositivi (smartphone, computer, tablet, smart tv, console di gioco). Il luogo dal quale ci si connette non ha più importanza: il 72% degli utenti svolge ovunque le proprie attività digitali, un dato che sale al 93% tra i giovani. Gli spazi domestici dovrebbero ormai essere attrezzati per il pieno ingresso nella digital life, ma 22 milioni di italiani lamentano qualche disagio, con stanze sovraffollate in cui è complicato svolgere al meglio le proprie attività digitali o con connessioni domestiche lente o malfunzionanti. E sono 4,3 milioni i nostri connazionali senza Internet.
Cresce invece la disinvoltura da parte di chi naviga in rete. Il 69% si sente sicuro quando effettua pagamenti o altre operazioni finanziarie online (e il dato sale al 74,5% tra i laureati). Più della metà utilizza almeno qualche volta i servizi cloud per salvare documenti.
Di conseguenza, aumentano anche le attese dei cittadini: l’85% degli italiani spera che in un prossimo futuro possa dialogare via e-mail con gli uffici pubblici, richiedendo documenti e certificati online, e pagando in modo semplice e veloce tasse, bollettini e multe. Tutte opportunità che sono già presenti ma in misura troppo ridotta.
Se la pandemia ha accelerato la trasformazione digitale, resta ancora molto da fare, e non solo in termini di strumenti e infrastrutture. Secondo Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, quello che serve è “un progetto di società digitale pienamente inclusiva, che possa dare risposta alla domanda ancora insoddisfatta di dispositivi, connessioni, competenze, e superare le diversità di accesso”. Nonché le falle in termini di sicurezza, privacy, tutela dei minori.