Vite a tutto pixel

Vite a tutto pixel Circola online una simpatica e significativa vignetta. Nella metà superiore è riportata un'immagine degli antichi geroglifici egiziani; sotto, invece, un'ampia rassegna di emoticon, le “faccine” che imperversano nelle chat e nei messaggi digitali. A corredo, un breve testo: “4000 anni e siamo tornati alla stessa scrittura”.

Circola online una simpatica e significativa vignetta. Nella metà superiore è riportata un’immagine degli antichi geroglifici egiziani; sotto, invece, un’ampia rassegna di emoticon, le “faccine” che imperversano nelle chat e nei messaggi digitali. A corredo, un breve testo: “4000 anni e siamo tornati alla stessa scrittura”.

Forse non si tratta né di un clamoroso dietrofront, né dell’alba di un linguaggio davvero universale, ma una cosa è certa: la comunicazione odierna, specialmente quella che passa dai nuovi media, è sempre meno testuale e sempre più visuale. Basti pensare a come la fotografia digitale abbia invaso le nostre vite quotidiane.

Dicono le statistiche che nel 2017 sono state scattate con i cellulari la bellezza di 1,2 trilioni di foto, ossia 1,2 miliardi di miliardi di immagini, affidate poi in gran parte alla Rete. Siamo diventati tutti fotografi o, più precisamente, produttori compulsivi di foto, tanto da fare di Instagram il social network in maggiore ascesa, a cominciare dai più giovani.

C’è chi di questo vive e guadagna: vedi alla voce influencer, una delle nuove professioni di cui la mia generazione ancora non si capacita. E invece c’è poco da scherzare: con un numero di follower tra i 50mila e i 200mila, ogni singolo post sul proprio profilo Instagram può valere cifre superiori a 1000 euro in termini di sponsor, prodotti omaggio, viaggi e alloggi pagati in giro per il mondo.

Anche per noi comuni mortali, le foto digitali hanno da tempo travalicato i confini del semplice conservare i ricordi delle vacanze o dei momenti più significativi. Usiamo il cellulare per memorizzare il posto dove abbiamo parcheggiato l’auto nel sotterraneo dell’ipermercato, l’insegna di un buon ristorante, la copertina di un libro e ovviamente la password del wifi del locale che ci ospita.

Sempre più spesso, le prestazioni fotografiche rappresentano l’ago della bilancia nella scelta dello smartphone fra i numerosi modelli disponibili. Da parte loro, i produttori ci mettono nelle mani fotocamere che di piccolo hanno solo le dimensioni: fra sensori fotografici, teleobiettivi, stabilizzazione ottica, risoluzione, video in slow-motion, non manca nulla in questi gioiellini dello scatto, per non parlare degli innumerevoli filtri a disposizione e delle applicazioni per la postproduzione.

“Un nuovo rinascimento della fotografia” è lo slogan adottato, certo non a caso, da una nota casa produttrice cinese per pubblicizzare il suo ultimo smartphone. Che si possa anche telefonare è quasi un dettaglio.