Saldi invernali così così, secondo la Confcommercio

Saldi così così. I risultati delle prime settimane di saldi invernali, raccolti attraverso l’indagine congiunturale condotta da Confcommercio Emilia Romagna attraverso il Centro Studi Iscom Group, che ha coinvolto anche un campione rappresentativo dei negozi cesenati, evidenziano segnali di prudenza negli acquisti. Il monitoraggio è stato realizzato su un significativo panel di imprese commerciali della regione, composto da punti vendita di beni per la persona, in particolare abbigliamento e calzature.L’andamento della spesa è in aumento per il 13% e stabile per il 56%. Lo scontrino medio nell’abbigliamento si attesta intorno ai 95 euro a persona (circa 210 euro a famiglia). Gli operatori sono partiti con le stesse percentuali di sconto dell’anno scorso. Circa la metà degli operatori (43%), ha stimato che nel 2019 i saldi di fine stagione hanno avuto una incidenza fino al 20% del fatturato annuale. “Le vendite nei saldi invernali 2020 – afferma il direttore Confcommercio cesenate Giorgio Piastra – rispetto all’anno scorso sono aumentate per il 17% degli operatori e sono stabili per il 51%. Per il 32% sono invece diminuite. Chi ha rilevato aumenti di vendita ha avuto incrementi intorno al 10%.  Nel primo weekend c’è stato il picco delle vendite, mentre i giorni successivi hanno avuto un andamento abbastanza piatto. I clienti sono attenti al prezzo e si lasciano ancora tentare poco dagli acquisti di impulso”. “ Gli operatori – rimarca il direttore Piastra – attribuiscono le ragioni dell’andamento stabile e/o negativo delle vendite principalmente al periodo sbagliato per effettuare i saldi, giudicato dalla maggioranza degli intervistati troppo anticipato rispetto a una naturale collocazione temporale, alla difficoltà economica delle famiglie, alla concorrenza sui prezzi della grande distribuzione e alle tante iniziative promozionali pre-saldi proposte con stratagemmi volti ad aggirare la normativa. Molti rilevano anche in periodo di saldi la significativa concorrenza dell’on-line”.

“Fondamentale – aggiunge Piastra –  avere parità di regole per competere sullo stesso mercato: da tempo chiediamo, a tutela del consumatore, una regolamentazione regionale che disciplini l’attività dei grandi outlet così come – a livello nazionale piuttosto che europeo – l’introduzione di una seria web tax che ristabilisca, almeno in parte, l’enorme squilibrio di oneri fiscali oggi esistente fra i colossi dell’on-line e i negozi di vicinato. Anche il commerciante deve fare la sua parte investendo in formazione e nel contempo intensificando il percorso di innovazione del negozio tradizionale”.