San Bernardo di Chiaravalle, abate e dottore della Chiesa

“Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà”.

 

Questo è un aforisma, che di primo acchito sembrerebbe detto da uno sherpa o uno scout o da un trapper, insomma qualcuno che abituato a vivere nella natura, uno che alla natura dà del tu. Invece, l’autore della frase, tra l’altro famosissima, è il santo del giorno: Bernardo di Chiaravalle, abate e Dottore della Chiesa.

Farò un breve excursus della vita del santo francese. Per lui ci vorrebbe molto di più dello spazio concessomi.

Nacque a Fontaine-lès-Dijon, in Borgogna, regione francese situata nel centro-est, intorno all’anno 1090. Terzogenito di una famiglia aristocratica, legata attraverso parenti ai feudali borgognoni. Non gli mancarono lo studio classico e la religione, insegnatigli dai canonici secolari, ottenendo un’eccelsa formazione e una solida disciplina del trivium (in grammatica, retorica e dialettica), manifestando un’inclinazione alla pratica delle pietas et virtute (pietà cristiana e alle sante virtù).

Sua madre, Alette di Montbard, fu la prima a causare al giovane diciassettenne, uno choc tremendo. Morì precocemente. Nel pieno della sua gioventù, Bernardo, si ritirò “dalle scene” nella sua casa di Chàtillon, dove venne seguito quasi subito dai suoi cinque fratelli e altri parenti. Questo ci fa capire che il nostro amico già ci sapeva fare. Coloro che lo attorniavano subivano il suo fascino interiore. Decisero di entrare in religione come monaci a Citeaux. Vi era un monastero, fondato intorno all’anno mille, da tre monaci, Roberto da Molesme, Stefano Harding e Alberico da Citeaux “fuggiti” da Cluny, (un’imponente abbazia che poteva contenere, secondo le stime e le notizie del tempo fino a 250 monaci). I tre benedettini se ne erano andati perché sentivano che lo stile di vita lì vissuto non rispecchiava più lo stile di un tempo.

Passarono in fretta i primi anni tra il lavoro e la preghiera in assoluta povertà. Nel 1115, Bernardo fu inviato a costruire e fondare una nuova abbazia nei pressi di Clairvaux (per noi Chiaravalle) in Champagne, più a nord. Bernardo fece bene perché nel 1153, alla sua morte, le abbazie dipendenti da Chiaravalle erano 68. Nasceva una nuova congregazione in seno ai figli di Benedetto: i Cistercensi, stessa regola madre, quella benedettina, ma con aggiunte delle Costituzioni che regolavano la vita monastica, gli impegni e i doveri. (Oggi si contano 11 congregazioni nate da Citeaux-Clairvaux.) Ci furono scontri e polemiche con Cluny, per l’aumento delle abbazie di Bernardo. Non entro in queste vicende.

A noi interessa più Bernardo, l’uomo, il santo. Ciò che è importante per noi è lo stile di vita che ebbero questi “nuovi monaci” e il loro carisma, che diede l’impulso e l’esempio ad altri ordini o congregazioni: il tornare all’antica regola, le famose “Riforme”. Nel 1209 papa Innocenzo III lanciò una “crociata” contro Albigesi e Catari, che durò vent’anni, consegnando ai monaci cistercensi ogni potere per combattere, smantellare ed estirpare gli eretici, in modo particolare, nella regione della Linguadoca. Verranno aiutati e poi nel 1211, sostituiti dagli ordini pauperistici (mendicanti) in questo gravoso compito. Sarà più facile fare leva sulla gente parlando loro in lingua volgare (da vulgos= massa, popolo) soprattutto nella predicazione. Il loro parlare al popolo nella loro lingua natia riusciva più comprensibile. 

Via via che passavano gli anni l’Ordine di Bernardo andò indebolendosi, realtà presente solo in pochi paesi. Come abbiamo detto all’inizio oltre che abate (nome preso dal greco abbas e dall’aramaico abbà vuol dire padre), il nostro buon Bernardo è anche Dottore della Chiesa, nominato da papa Pio VIII nel 1830, autore di testi e opere dalla grande profondità spirituale: Commento al capitolo della Regola, Sulla grazia e il libero arbitrio, Commento al Cantico dei Cantici, e dedicato alla Vergine Maria di cui era devotissimo: le lodi della Vergine Madre. Sicuramente, riferito all’amore alla Madonna, si guadagnò il soprannome di ductor mellifluo, dottore dolcissimo, da papa Pio XII che gli scrisse un’enciclica. E non vorrei non citare che il divino poeta Dante lo collocò nel Paradiso, come sua guida per l’ultima parte del viaggio verso Dio, meritorio della sua devozione mariana e l’ascesi contemplativa. Ricordiamo tutti lo splendido poema che il santo dedica alla Vergine Maria: Vergine Madre, figlia del tuo figlio… (Canto XXXIII) usata come inno liturgico nell’Ufficio delle Ore oppure la strafamosa: Memore, meglio conosciuta in italiano come “Ricordati o piissima Vergine Maria.  

Bernardo morì il 20 agosto del 1153 a Ville-sous-la-Ferté. I suoi resti sono custoditi nella cattedrale di Troyes, nei pressi di Parigi.  

 

“Vergine madre, figlia del tuo figlio. Umile ed alta più che creatura, termine fisso di eterno consiglio. Tu sei colei che l’umana natura nobilitasti sì, che il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l’amore per lo cui caldo ne l’eterna pace, così è germinato questo fiore..” (Divina Commedia – Paradiso canto XXXIII)