Dalla Chiesa
San Giovanni Eudes e la devozione al Sacro Cuore
“Non separare mai ciò che Dio ha così perfettamente unito. Gesù e Maria sono così intimamente legati l’uno con l’altro che chi guarda Gesù vede Maria; chi ama Gesù, ama Maria; chi è devoto a Gesù, è devoto di Maria.” (san Giovanni Eudes)
Oggi torniamo in Francia, patria di una schiera innumerevole di santi; oggi la nazione transalpina e buona parte dell’Europa hanno perso la loro identità cristiana. Ma torniamo al nostro santo: san Giovanni Eudes, presbitero. Nato a Ri, un paesotto di duecento anime, a nord della Francia, in Normandia, il 14 novembre 1601. Di semplici origini, i suoi genitori erano contadini. Appena ebbe la possibilità entrò a far parte della Congregazione dell’Oratorio. (attenzione a non confonderla con quella di san Filippo Neri che è la Confederazione dell’Oratorio). Venne ordinato sacerdote il 20 dicembre del 1625
Sul finire dell’anno 1641 fonda la Congréation de Nostre-Dame de Charité et Refuge (la congregazione di nostra signora della carità e del rifugio), un istituto religioso femminile destinato al recupero di donne di strada in cerca di redenzione. Ma c’erano altri progetti che dovevano essere messi in atto: 25 marzo 1643 la sua perspicacia e generosità lo lancia nel creare un’altra fondazione: Congrégation de Jésus e Marie, una società di vita apostolica destinata particolarmente alla direzione dei seminari e alle missioni parrocchiali. Papa Clemente X ne fu entusiasta tanto da porre il progetto sotto la sua particolare protezione.
Il reverendo Eudes è un vulcano in piena attività sospinto dal fuoco dello Spirito Santo. Inizia a preoccuparsi per diffondere la devozione ai sacri Cuori di Gesù e Maria, (a cui diede alle stampe un libro: la vita e il regno) e componendo anche l’Ufficio liturgico divino per le Messe e le feste del Cuore Immacolato di Maria (avverrà solo nel 1648) e del Sacro Cuore di Gesù (nel 1672). Eudes osava spingendo molto sulla certissima convinzione dell’unità dei Cuori di Gesù e della sua santissima Madre: “Non separare mai ciò che Dio ha così perfettamente unito. Gesù e Maria sono così intimamente legati l’uno con l’altro che chi guarda Gesù vede Maria; chi ama Gesù, ama Maria; chi è devoto a Gesù, è devoto di Maria”. Stiamo tranquilli, non cercava di innalzare la Madonna al di sopra di Dio; i suoi sforzi maggiori saranno quelli della centralità di Cristo nella devozione al Sacro Cuore.
Fu un autentico combattente contro il dilagare del morbo giansenista, eresia che estremizzava l’idea secondo cui: “l’uomo, dopo il peccato originale, non fosse più in grado di volere o compiere il bene con le sole sue forze.. Senza la Grazia, l’uomo non può volere e fare altro che male; con essa, invece, non può volere e fare altro che bene”. Gli ultimi giorni di vita li passò nella preghiera e nella meditazione. Si spense riconsegnando l’anima a Dio il 19 agosto del 1680. Riconosciuta quasi subito l’eroicità della sua vita, si aprirono il processo e la causa. Solo nel 1909 papa Pio X lo dichiarò beato e fu canonizzato dal successore il 31 maggio 1925. Ci sono stati tentativi di inserire il presbitero francese tra i Dottori della Chiesa. Ancora oggi appare nell’elenco dei “papabili”. Intento che ha avuto nel corso degli anni diversi ostacoli più per la guerra e l’attenzione per il Concilio Vaticano II. Ultimamente si è ripreso il discorso sottoposto all’esame valutativo della Congregazione delle cause dei Santi, con il patrocinio e la benedizione di papa Francesco.