Dall'Italia
Sapro, tutti assolti in appello
Il processo d’appello sul crack di Sapro si è chiuso oggi a Bologna con l’assoluzione di tutti e sei gli imputati.
Ribaltate le sentenze di primo grado che, due anni fa, videro il direttore e alcuni amministratori di questa società pubblica (voluta nel ‘95 dai Comuni di Forlì e Cesena per creare e offrire aree produttive) venir condannati a pene dai tre ai due anni di reclusione.
Le motivazioni della sentenza odierna saranno rese note tra 90 giorni, solo allora si saprà se la querelle giudiziaria continuerà in Cassazione o meno.
Ma il compiacimento dei legali che hanno preso parte al processo è tangibile: “La Corte d’Appello ha valutato con attenzione una gran mole di carte. Siamo anche noi in attesa della motivazione – spiega l’avvocato Emmanuele Andreucci, impegnato nel dibattimento con il padre Vincenzo – ma la soddisfazione di oggi è veramente grande”.
I capi di imputazione erano diversi e andavano dalla bancarotta fraudolenta a quella semplice, passando per peculato e falso in bilancio (mancava solo l’associazione a delinquere, venuta meno in primo grado).
Gli imputati sono stati assolti per tutti i capi “perché il fatto non sussiste” (la formula più ampia), tranne per il capo F derubricato in bancarotta semplice e, in questo modo, dichiarato prescritto.
In primo grado a Forlì la pena più alta, tre anni e mezzo di reclusione, era toccata all’ex direttore generale Bruno Lama. A due anni (pena sospesa) erano stati condannati l’ex presidente Vittorio Croci e i consiglieri d’amministrazione Luigi Barillari, Giuseppe Corzani, Gabriele Borghetti e Romeo Zanzani.
A decidere di presentare ricorso in appello, ancora prima della Procura, fu Borghetti: “Ho sempre cercato l’assoluzione piena, sicuro dell’operato mio e degli altri consiglieri di allora, chiamati a gestire una situazione che si presentava molto difficile”.
Una scommessa rischiosa, quella di rinunciare a una pena sospesa, dato che gli imputati (sommando i diversi capi di imputazione) rischiavano in appello fino a una quarantina d’anni di reclusione e danni per 120 milioni di euro.
A dieci anni dal fallimento di Sapro tutto finisce, dal punto di vista penale, in una bolla di sapone. Inizialmente le persone indagate (fino al 2013) erano state 28, ma di queste solo 22 sono poi finite a giudizio. Di queste, 16 sono state assolte in primo grado (tra cui gli ex amministratori comunali di Cesena Leonardo Belli e Lorenzo Gasperoni) e sei condannate. Queste sei condanne sono venute meno con la sentenza di oggi.