Valle Savio
Sarsina, tanta paura per don Renato. Il racconto dello stesso parroco
“È stata la Pasqua di nostro Signore. È stata la Pasqua del caro Lino. È stata la Pasqua per noi: da un momento di grande paura, alla serenità perché non è successo niente di grave”.Raggiungiamo il parroco di Sarsina don Renato Serra il lunedì dell’Angelo, nei giorni in cui si è celebrata la Pasqua di Risurrezione. È di mercoledì pomeriggio, mercoledì santo, l’episodio di grande paura che lo ha visto protagonista. (cfr pezzo a fianco. Il Corriere Cesenate è stato il primo a dare la notizia)
I fatti: nella Concattedrale di Sarsina don Renato Serra ha celebrato i funerali dell’anziano agricoltore Lino Antonini, deceduto in seguito a un incidente col trattore avvenuto il 28 marzo. Dopo il rito funebre, il corteo si è diretto al piccolo cimitero di Montepetra (Sogliano al Rubicone). Nel momento dell’arrivo, con la strada in leggera pendenza, qualcosa non ha funzionato: «L’autista delle pompe funebri ha regolarmente tirato il freno a mano e spento il motore, ma appena sceso, l’auto ha iniziato a muoversi all’indietro – è il racconto di don Renato – e dalla strada in pochi attimi ha preso a scendere lungo la scarpata».
Don Renato, ha avuto paura? «An ho vù temp!», subito risponde il parroco. «Ho avuto paura solo nel momento in cui ho visto l’autista scaraventato a terra. Ho avuto paura per lui, che venisse investito. Poi ho fatto il mio ragionamento: dovevo fare di tutto per tenere sterzata l’auto, perché, anziché scendere velocemente e diritta, restasse verso monte, così da farle prendere meno velocità possibile».
Don Renato ben sapeva che in fondo a quel terreno c’è un salto di 3-4 metri prima della strada sottostante, e più sotto c’è il fiume. «Con la mano sinistra ho preso lo sterzo e ho iniziato a tirare a sinistra. Il braccio è ancora indolenzito… Ma in effetti così l’auto ha continuato la discesa a velocità ridotta, fino a fermarsi addossata a un piccolo albero».Subito sono corsi giù l’autista e i familiari del defunto: don Renato stava bene. Con la bara riportata a mano all’ingresso del cimitero, don Renato ha invitato tutti a prendere fiato: «Già la morte di Lino era avvenuta in modo tragico, e vedere cosa stava accadendo anche al suo funerale ha lasciato i familiari molto scossi. Paura e tensione erano palpabili. Per riportare la calma ho invitato tutti a fare un respiro profondo. E abbiamo pregato perché l’anima di Lino venisse accolta tra le braccia di Dio».
«Ora, a qualche giorno di distanza dal fatto, con il cuore più sereno, penso che davvero sia stata una Pasqua, un passaggio – prosegue don Renato -. Passione, morte in croce, sepolcro e risurrezione. Per Lino è stata la Pasqua dalla sua vita terrena alla vita piena in Dio. La paura per tutti noi è stata una Pasqua e un grande grazie perché tutto quanto si è risolto per il meglio».Cosa può essere successo al carro funebre? «Quando i presenti sono corsi e mi hanno aiutato a scendere, subito è stato verificato che il freno a mano era regolarmente tirato. Poi in officina l’hanno messo in pendenza e l’impianto frenante è risultato a posto. Perché abbia fatto così resta un mistero. Dico che solo il Signore lo sa. Se lo sa. Nel senso, se se ne intende…», sorride don Renato.
La prontezza di spirito di don Renato ha certamente fatto la differenza, trasformando una situazione di grande pericolo, a un evento da ricordare… con un sorriso. «Nella mia vita mi sono trovato altre volte ad affrontare situazioni in cui ho dovuto prendere decisioni importanti molto velocemente – riferisce lo stesso don Renato -. La montagna è stata maestra anche in questo: quando si è in arrampicata, legati in cordata con altri compagni, è necessario mantenere la lucidità necessaria per interventi veloci e responsabili».
Mercoledì scorso, dopo esser rientrato dal funerale, don Renato si è subito recato nella sua chiesa concattedrale di Sarsina. «Ho fatto il giro dei ringraziamenti per avermi sostenuto in questa situazione: prima dal Signore, poi dalla Madonna e infine da san Vicinio. A tutti va il mio ringraziamento. Ciascuno, che prenda la propria parte…».