Scuola di Diegaro e Portaccia. Idee per il loro riutilizzo

Riutilizzare gli immobili dismessi partendo dal contenuto per poi arrivare ai contenitori. È l’obiettivo del percorso “Avanti, c’è spazio!” ideato dal Comune di Cesena e cofinanziato dal Bando partecipazione della Regione Emilia-Romagna presentato stamane presso la sede della ex scuola di Diegaro, in via Canapino.

Dopo sei mesi di incontri (on line) con cittadini, associazioni e organizzazioni territoriali, il percorso si è focalizzato su due immobili “ex”, ovvero la ex-scuola di Diegaro, attiva dal 1966 al 1996 e posta in prossimità della parrocchia della Natività di Maria Vergine e dell’impianto sportivo attualmente gestito dall’Associazione Diegaro, e della Portaccia di Sant’Agostino, nata “per chiudere” – ha spiegato la dirigente comunale del settore Governo del territorio, Emanuela Antoniacci – in quanto struttura con funzione di controllo e di protezione nelle mura meridionali della città, e che ora si vuole destinare invece a “riaprire”.

Con quali usi? Ancora non si sa e a dirlo non sarà l’Amministrazione Comunale – pur promotrice di questo nuovo e sperimentale percorso partecipativo – ma i cittadini e tutti i portatori di interesse a questa modalità di riuso temporaneo, che vorranno partecipare.

La legge urbanistica regionale 2017 è la fonte normativa da cui scaturisce questo progetto di recupero degli spazi abbandonati e dismessi da attivare in modalità civica e partecipata dai cittadini. A supporto tecnico ci saranno la società milanese KCity, specializzata nell’ideazione, gestione e sviluppo di progetti e processi di rigenerazione urbana, e Planimetrie culturali, associazione bolognese esperta nel campo della riattivazione culturale di spazi e immobili dismessi. Al centro di questo “processo”, come lo ha definito l’assessore l’assessore alla Programmazione e Attuazione urbanistica Cristina Mazzoni, ci sono prima le relazioni e la vita che abitano gli edifici e solo successivamente l’adattamento degli immobili ai nuovi e temporanei usi. Non si parte dall’edilizia, insomma, ma da quello che deve succedere dentro.

Quanto temporaneo sarà il nuovo utilizzo? Anche questa è un’incognita, l’idea è quella di stare intorno ai 12 mesi.

Per arrivare ora a scovare l’idea giusta per il miglior riuso dei due siti si partirà con un percorso formativo di chi vorrà partecipare (saranno quattro appuntamenti nel corso dei quali si approfondiranno aspetti tecnici legati ai temi della co-progettazione, degli usi temporanei collegati all’attivazione di spazi dismessi e dei modelli di gestione condivisa di spazi comunitari), sarà pubblicata una manifestazione di interesse. Sarà inoltre diffuso un questionario sui desiderata della cittadinanza e anche per raccogliere la disponibilità a partecipare al processo partecipativo. Infine saranno selezionate le idee in base ai criteri di fattibilità tra i quali la capacità di rispondere ai desideri del territorio.

Sulla definizione dei criteri è attivo un tavolo di negoziazione composto dall’Amministrazione comunale e alcune associazioni del territorio.

“Siamo di fronte a un progetto sperimentale – ha sottolineato il sindaco Enzo Lattuca – per il quale non abbiamo esperienza pregressa. La Regione ci incoraggia a intraprendere questa strada finanziando i percorsi. Mettiamo in conto, quando si sperimenta, anche un possibile fallimento ma è giusto uscire da un’epoca che ha visto immobili lasciati in stato di disuso per tanti anni, e con loro, le zone che li ospitano. Non c’è un’idea già pronta, l’Amministrazione fa un passo indietro e prova a far fiorire proposte dai cittadini”.

Un impegno corposo che forse spaventa anche i più bene intenzionati cittadini, associazioni o realtà interessate a vedere rivivere i propri luoghi. Tuttavia, ha sottolineato Werther Albertazzi di Planimetrie culturali “al diritto alla cittadinanza corrisponde anche un dovere alla cittadinanza” e pertanto, farsi carico della buona gestione della città è compito non solo degli enti preposti ma di ciascuno di coloro che la abitano.