Dall'Italia
Se vuoi la pace, prepara la pace
Se vuoi la pace, prepara la pace. Così Pasquale Pugliese, filosofo, formatore del Movimento Nonviolento, studioso di pace, intervenuto all’incontro conclusosi poco fa nell’aula magna della biblioteca Malatestiana, gremita di pubblico (foto sotto), con Orietta Moscatelli, analista di Limes e caporedattrice di Askanews, moderato da Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate, sul tema La guerra in Europa, analisi e prospettive. L’incontro è stato promosso dal Centro pace, dalla biblioteca Malatestiana e dal comune di Cesena, in collaborazione con il Corriere Cesenate. Un saluto introduttivo è stato portato dall’assessore alla cultura e all’inclusione del Comune di Cesena, Carlo Verona.
Il contesto geopolitico della guerra, ha spiegato Moscatelli, vede protagonista la Russia del ventennio putiniano, portatrice di ambizioni di potenza e di riscatto dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica e un decennio, tra la fine degli anni 80 e la fine degli anni 90, di caos. Un Paese che nella visione dell’America deve essere contenuto nelle sue possibili idee di potere sull’Europa e che vede avvicinarsi pericolosamente la Nato ai propri confini. Il quadro, per sintesi appena tratteggiato dall’esperta cesenate – a oggi una delle voci più autorevoli sul tema della crisi Russia Ucraina – nel 2014 ha visto i due Paesi entrare decisamente in rotta di collisione con la perdita – aiutata dall’America – del controllo sul governo Ucraino della Russia e azioni sempre più aggressive di Mosca. Eppure la guerra che abbiamo visto in televisione dallo scorso febbraio dal punto di vista strategico non ha senso, ha proseguito la Moscatelli, era inattesa e probabilmente nasceva con l’intento di “riavvolgere il nastro” e rimettere a Kiev un governo favorevole a Putin. Senza aver messo in contro la reazione ucraina. Una condizione che sembra senza via d’uscita anche se i russi contano sull’imminente inverno per riportare in essere equilibri favorevoli alla ex potenza rossa.
Tutto questo, ha sottolineato Pugliese, sta avvenendo mentre la corsa agli armamenti – che noi abbiamo rimosso – è invece ampiamente in atto. Siamo davanti a una delle 169 guerre in corso in questo preciso momento, all’interno di una crisi sistemica globale dalla quale vorremmo uscire attraverso armi ed eserciti, con grande soddisfazione dell’industria bellica e militare.
“O troviamo il modo di risolvere i conflitti in maniera non violenta, come si fa tra le persone, oppure la soluzione non c’è. La guerra non è un fatto istintivo che accade come può accadere un litigio tra persone. La guerra si pianifica a tavolino, mettendo a disposizione fondi, armamenti e uomini, la guerra si prepara. Allo stesso modo, se la vogliamo, si deve preparare la pace”.
Nel 2014, ha analizzato Pugliese, se invece di far arrivare da una parte e dall’altra vagoni di armi, consulenti militari, milizie, aumentando così il conflitto, fosse arrivato in Ucraina un contingente internazionale di pace fatto da professionisti, non solo da volontari, un contingente vero, di persone capaci di stare sul terreno, facendo intermediazione, ascolto, pacificazione, dialogo, in grado insomma di “preparare la pace”… invece l’orientamento è stato quello di utilizzare le armi, andando oggi verso un’escalation. La prima risposta a come si esce dalla guerra sta nella nostra Costituzione all’articolo 11 col quale si enuncia dice che l’Italia non solo ripudia la guerra come strumento di offesa ma anche come mezzo di risoluzione dei conflitti”.
Pur non detta, ha spiegato Moscatelli, da un mese e mezzo è aperta tra i russi e gli americani una via di colloquio, partecipe una terza parte, la Cina che sta facendo pressione sulla Russia e cui la guerra dà molto fastidio perché ne compromette l’espansione economica. Un grande non detto è come si arriverebbe a un eventuale compromesso in questo contesto che si avvicina molto alla crisi di Cuba del 62, dove i negoziati alla fine ebbero la meglio sulle bombe, “non un modello ma una suggestione” alla luce delle imminenti elezioni di midterm che interesseranno a breve gli Stati Uniti e che già non promettono molto bene al partito democratico e cui l’idea di una guerra in Europa potrebbe diventare una partita complessa. “Speriamo che la pace possa diventare un interesse americano”.
Ma come si fa a cercare di tenere insieme le ragioni di una pace possibile e nello stesso tempo evitare di avere le bombe sulla testa?, ha chiesto il direttore Zanotti.
“Interessante questa cosa che accade non solo questa sera – ha risposto Pugliese – di chiedere ai pacifisti come fare la pace quando i militari fanno la guerra”.
La risposta è nei numeri: l’Italia investe in armamenti 26 miliardi di euro l’anno. Sul pianeta i miliardi investiti nel 2021 per la guerra sono stati 2.113, contro i 3,8 miliardi all’anno messi a disposizione dell’Onu, il cui svuotamento politico è una conseguenza dell’assenza di risorse. “I governi spendono un’infinità di risorse in spese militari sottraendoli ai progetti civili. La prima cosa da fare è organizzare le alternative alla guerra”.
Il conflitto, ha continuato il filosofo “è una cosa naturale, un evento fisiologico, benedetto sia il conflitto. Senza conflitto non avremmo conquistato i diritti civili. Bisogna evitare la sua degenerazione violenta, che sul piano internazionale diventa guerra, e sul piano personale diventa aggressione. Mentre sul piano individuale abbiamo fatto passi avanti sulla gestione dei conflitti, comprendendo che non si risolve con la soppressione dell’altro (il dato degli omicidi nel 2021 è in discesa, in tendenza con gli anni precedenti) sul piano internazionale l’unica strada che si prepara è quella militare.
I bombardamenti massici degli ultimi giorni, ha aggiunto Moscatelli, sono la prova di un cambio di passo chiesto a Putin dai suoi generali, con l’obiettivo non di colpire i civili, ma di indebolire l’Ucraina e alla fine di questo conflitto far sì che diventi un paese disarticolato, un buco nero. “Questa guerra nessuno la può perdere e nessuno la potrà vincere. Alla fine avranno perso tutti, compresi noi”.
È di ieri, pubblicato su Avvenire, una lettera-appello al negoziato firmato da intellettuali del calibro di Massimo Cacciari, Franco Cardini, Mauro Magatti, Stefano Zamagni…
“Ciò che mi colpisce è che questi solleciti vengono da intellettuali e dalla società civile e non vengono dai governi né dall’Unione Europa che invece ha deciso di addestrare 15 mila soldati civili in Polonia. Mentre la società civile fa proposte di pace, i governi battono solo sul tasto delle armi. Noi abbiamo sostenuto il governo ucraino nella legittima difesa ed è vero che il governo ha diritto di difendersi, ma l’Unione europea avrebbe potuto mantenere una lucidità, una interlocuzione positiva con gli uni e con gli altri… Le armi nucleari sono state utilizzate da un Paese democratico, gli Usa, su una guerra che avevano già vinto. Perché ci stupiamo che Putin dovrebbe avere più scrupoli del presidente Truman di allora? Perché gli diamo questa fiducia? Questo meccanismo di escalation ci porta a sbattere, le prime vittime saranno gli Ucraini che stiamo consegnando in mano a questa terribile possibilità, sulla quale dobbiamo essere chiari ed espliciti”.
Ognuno può adottare comportamenti a favore della pace, in base al suo posto nella società.
Il Movimento non violento sta organizzando marce per la pace sul territorio il 21, 22 e 23 ottobre in vista della manifestazione nazionale del 5 novembre a Roma. Intanto il Centro per la pace di Cesena incontrerà papa Francesco insieme a 7000 ragazzi in Sala Nervi, in Vaticano, il 28 novembre.
Per il prossimo futuro si può nutrire qualche speranza? La Moscatelli risponde che non ha la sfera di cristallo, ma l’inverno ormai prossimo, che non sarà facile da affrontare sul campo, potrebbe portare qualche buon consiglio, a cominciare da Putin.
L’aula magna della Malatestiana oggi pomeriggio gremita di gente. Foto Sandra e Urbano, fotografi a Cesena. Il secondo, da destra in prima fila, è l’assessore Carlo Verona.