Dall'Italia
Sergio Mattarella di nuovo a Ravenna il 5 settembre per inaugurare il Centenario dantesco. E ad ottobre la città in udienza da papa Francesco
Sarà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad inaugurare ufficialmente gli eventi per il Settimo Centenario della morte di Dante Alighieri. Il Presidente che era venuto in città anche nel novembre 2019 per la commemorazione dei 30 anni dalla morte di Benigno Zaccagnini tornerà il prossimo 5 settembre per inaugurare la restaurata Tomba di Dante. Lo ha annunciato ieri il sindaco Michele de Pascale alla presentazione delle iniziative per il Centenario di Dante al Teatro Rasi di Ravenna. A chiudere gli eventi del Centenario il 12 settembre 2021 sarà la musica del maestro Riccardo Muti.
Anche papa Francesco sarà coinvolto nelle celebrazioni del Centenario dantesco. Il prossimo 10 ottobre una nutrita delegazione della nostra città andrà in udienza dal Pontefice, guidata dall’arcivescovo Lorenzo e dal sindaco Michele de Pascale.
L’occasione nasce dal restauro della Tomba di Dante: nel corso dell’inaugurazione del prossimo 5 settembre verrà ricollocata all’interno del monumento una croce di ferro originale (fino a prima del restauro era presente una copia) donata a Ravenna da Paolo VI, il papa che nel 1965, in occasione del settimo centenario della nascita del Sommo Poeta, pubblicò sulla sua opera la lettera apostolica Altissimi Cantus. La croce che finora è stata conservata in Classense, sarà ricollocata temporaneamente per l’inaugurazione perché l’idea è poi quella di portarla Roma e farla benedire da papa Francesco nell’udienza del 10 ottobre. “Non solo un fatto religioso, ma un fatto storico”, spiegano dal Comune perché sarà un’occasione per collegare il papato di Francesco a Dante e a Ravenna.
Tra l’altro, la croce e la lettera di Paolo VI che l’accompagnava, indirizzata all’arcivescovo di Ravenna di allora, monsignor Salvatore Baldassarri, avevano un significato storico particolare per la riabilitazione della figura di Dante per la cristianità.
Come ha ricordato Mario Scotti, scrivono Giuseppe Frasso e Michele Faldi nel volume “…non fa scienza, senza lo ritenere, avere inteso” (Edizioni Vita e Pensiero), “Sanciva il riconoscimento che il poeta , nonostante certe sue violente polemiche contro la curia romana, del resto non immotivate, era vissuto e morto come un figlio devoto della Chiesa, che ne poneva le sue reliquie sotto il segno fondamentale del mistero cristiano, respingendo implicitamente l’idea di un Dante eretico e ribelle, riproposta varie volte nel corso della storia”. Negli stessi mesi, Paolo VI fece dono a Firenze di una corona d’oro che 14 novembre venne collocata nel Battistero di San Giovanni alla presenza di 500 padri conciliari e del segretario di Stato Amleto Cicognani.