Settimana sociale dei cattolici, partecipazione e persona al centro: le ricette di Mattarella e Zuppi

“Battersi affinché non vi possano essere “analfabeti di democrazia” è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere”. Questo il messaggio lanciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento alla cerimonia di apertura della 50esima Settimana sociale dei cattolici in Italia, che ha preso il via ieri pomeriggio al Gcc – Generali convention center di Trieste.

Quella del Capo dello Stato è stata una vera e propria lectio magistralis su democrazia e partecipazione, temi cardine dell’evento ospitato nel capoluogo giuliano fino a domenica 7 luglio quando sarà papa Francesco a concludere i lavori.

Nei suoi quasi 33 minuti di intervento, più volte interrotto dai convinti applausi della platea, il presidente ha ricordato che “la democrazia non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento” e che “la democrazia non è mai conquistata per sempre”. Piuttosto “democrazia è camminare insieme”, poiché  “i diritti si inverano attraverso l’esercizio democratico”, il monito del presidente, secondo cui “una democrazia “della maggioranza” sarebbe, per definizione, una insanabile contraddizione, per la confusione tra strumenti di governo e tutela della effettiva condizione di diritti e di libertà”.

“I cattolici in Italia desiderano essere protagonisti nel costruire una democrazia inclusiva, dove nessuno sia scartato o venga lasciato indietro”. Parola del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, aprendo ieri assieme a Mattarella la Settimana sociale di Trieste. Il cardinale ha declinato in particolare due parole – partecipazione e solidarietà – per tratteggiare un ritratto dei cattolici in Italia come “un unico popolo”, che guarda “con preoccupazione al pericolo dei populismi che, se non abbiamo memoria del passato, possono privarci della democrazia o indebolirla”.

Per Zuppi “dal 1907 a oggi il cattolicesimo italiano non è rimasto a guardare, non si è chiuso in sacrestia, non si è fatto ridurre a un intimismo individualista o al culto del benessere individuale, ma ha sentito come propri i temi sociali, si è lasciato ferire da questi per progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale. Ha pensato e operato non per sé ma per il bene comune del popolo italiano”.

“La partecipazione, cuore della nostra Costituzione, consente e richiede la fioritura umana dei singoli e della società, accresce il senso di appartenenza, educa ad avere un cuore che batte con gli altri, tra le differenze”, l’analisi di Zuppi, che ha ringraziato il Capo dello Stato “per il suo servizio di custode e garante della democrazia e dei valori della nostra Repubblica e dell’Europa”. L’auspicio, da una “città di frontiera” come Trieste, è quello di “costruire il domani di un Paese per tutti, con al centro la persona”.

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