Dal Mondo
Siria. Monsignor Jeanbart: “Ecco come la Mano della Provvidenza aiuta la popolazione di Aleppo”
“Siamo felici di essere una piccola Chiesa, con pochi mezzi, ma sostenuta dalla Provvidenza che sa nutrire i suoi figli con soli due pani e cinque pesci”. Alla vigilia della celebrazione dell’Assunzione di Maria Vergine, patrona dei cristiani di Aleppo, a parlare è l’arcivescovo greco-cattolico della città siriana, monsignor Jean-Clément Jeanbart.
Una festa molto sentita per l’oramai piccola comunità cristiana – un numero stimato intorno ai 50 mila fedeli, forse meno – e per questo occasione giusta per ringraziare quanti, in questi sette anni e più di guerra, hanno sostenuto il loro sforzo per restare in città e tenere viva una presenza millenaria.
“Un cammino difficile – afferma mons. Jeanbart – reso possibile dalla generosità di tanti capace così di trasformare i pochi pani e i pochi pesci in cibo per molti”.
Che tradotto nella realtà della città martire siriana, a lungo sotto assedio e campo di combattimento tra esercito regolare, ribelli e gruppi terroristici, vuole dire 22 programmi di sostegno alla popolazione cristiana, e non, che spaziano dalla ristrutturazione di case alla promozione umana e sociale, passando per progetti di microcredito e training lavorativi. Ventidue programmi che mons. Jeanbart non esita a definire “La mano della Provvidenza” come il titolo del Rapporto aggiornato che l’arcivescovo invia ai benefattori come resoconto delle attività.
Impegno continuo. “Attualmente – spiega l’arcivescovo – stiamo concentrando gli sforzi sul consolidamento delle condizioni materiali e sociali dei cristiani per aiutarli a rimanere loro paese”. Un progetto particolarmente caro al presule è “Costruire è restare” che prevede il sostegno a programmi di educazione e di ricostruzione di case e alloggi. Ad oggi, afferma mons. Jeanbart, “sono stati ricostruite più di 1000 tra case e luoghi di lavoro e concessi 260 prestiti senza interessi a molti imprenditori che vogliono riprendere il loro business. Fino ad ora, 55 persone sono state in grado di tornare ad Aleppo e altre 30 sono in attesa. Sono in via di completamento 66 appartamenti destinati a giovani sposi che intendono fare rientro in città. Questo programma è il prosieguo di un altro analogo del 2017, che porta il titolo significativo ‘Aleppo ti sta aspettando’”.
Parallelamente gruppi di maestranze volontarie stanno provvedendo al restauro del vescovado e dei luoghi di incontro necessari alla pastorale. La speranza dell’arcivescovo è quella di “rientrare in questi edifici l’anno prossimo. Sarebbe un segnale positivo e di fiducia nel futuro della Chiesa nella città”. Ma gli sforzi non finiscono qui e continuano coinvolgendo settori della vita sociale siriana che vivono una continua emergenza come la sanità. Ne è un esempio la scuola per infermieri “San Basilio”, nata nel 2008 e che, dice con orgoglio monsignor Jeanbart, “è stata in grado di resistere a tutte le tempeste della guerra e la sua missione non si è fermata un solo giorno”. Tanto impegno è stato premiato con il riconoscimento ufficiale del Ministro dell’Istruzione che “permette ai nostri laureati di lavorare e di essere apprezzati per le capacità negli ospedali cittadini. La scuola ora ha tre classi con oltre 60 studenti. La speranza è raggiungere almeno 100 iscritti. Reperire i fondi necessari per il funzionamento della scuola non è facile ma siamo stati in grado di ottenere borse di studio per un buon numero di studenti”. A livello di assistenza sanitaria è operativo anche “il Centro medico diurno che offre cure in 11 diverse specializzazioni. Molto apprezzata è la nostra clinica odontoiatrica dove ogni settimana centinaia di persone vengono visitate. Abbiamo in carico 186 neonati i cui genitori ricevono un aiuto finanziario fino a quando il bambino non avrà 4 anni”. Altro fronte ‘caldo’ è quello del sostegno alle donne siriane, che sottolinea monsignor Jeanbart , “hanno sopportato molto durante questi difficili anni. Per questo abbiamo fondato il gruppo ‘Women’s Circle of Aleppo’ (Circolo delle donne di Aleppo) gestito da una squadra di volontari che, sin da subito, ha suscitato l’interesse di un gran numero di donne che qui ritrovano un po’ di benessere e serenità”. E poi corsi di sartoria e cucito, cosmesi e per parrucchiere. Per i più giovani, invece, due mesi fa è stato restaurato e ampliato un campeggio denominato “Madonna della gioia”.
“La struttura – spiega monsignor Jeanbart – si trova in montagna e era stata fortemente danneggiata dalla guerra. Ora è tornata ad accogliere scout, gruppi parrocchiali come l’Azione cattolica, e movimenti e aggregazioni ecclesiali”. Tanti progetti ma anche la consapevolezza che “ciò che facciamo non risponde a tutti i bisogni della popolazione. Non siamo – dice il presule – né un’istituzione statale né una Ong che dispone di mezzi e fondi.
Siamo felici di essere una piccola Chiesa
con modesti mezzi umani, sostenuti dalla Provvidenza del Signore che sa come nutrirci con 5 pani e 2 pesci. Il Signore, nella sua bontà, ci ha permesso di continuare e ha benedetto i nostri sforzi. Questo ci dà il coraggio di continuare ad andare avanti”.