Storia di “Ina Casa”, concluso il progetto di Aidoru

Costruire la memoria studiando il territorio e approfondendo la conoscenza della propria città. Si è sviluppato su queste basi il progetto “Ina Casa. Una casa per uno. Una casa per tutti” curato e promosso dall’associazione culturale Aidoru e premiato, nell’ottobre dello scorso anno, dal Ministero della Cultura tra gli oltre 1.500 progetti presentati da tutta Italia. Al centro del percorso di studio: le giovani generazioni e i cittadini che vivono nei quartieri nati negli anni della ricostruzione, tra il 1949 e i primi anni ’60.

Al termine del percorso, il Comune fa il punto in un comunicato stampa. Avviato in città nelle zone Vigne e Fiorita grazie al supporto del Patrimonio Emilia-Romagna, del bando “Giovani per il territorio 2020” e del Comune di Cesena, con il partenariato del Dipartimento di Architettura, nel corso di questi mesi il progetto ha coinvolto oltre 180 studenti cesenati e i cittadini residenti nei due quartieri interessati ed è nato dalla volontà di recuperare storicamente e socialmente un’iniziativa del Secondo dopoguerra. Si tratta di Ina-Casa, intervento che lo Stato Italiano mise in atto, su tutto il territorio nazionale, per la realizzazione di edilizia residenziale pubblica, assumendo come modello le città giardino inglesi per progettare non case, ma micro-città all’interno delle città stesse.

Nelle scorse settimane, con l’installazione della cartellonistica nelle zone Vigne e Fiorita e all’ombra del Palazzaccio, il progetto ha raggiunto la sua fase finale. “Il progetto avviato dai ragazzi e dalle ragazze dell’Associazione Aidoru – commenta in una nota l’assessore alla Cultura Carlo Verona – rappresenta uno dei percorsi partecipati più interessanti di questi ultimi anni, riconosciuto e bene accolto a livello regionale e nazionale. Proprio da Cesena è stata ricostruita la storia del piano di intervento “Ina Casa” promosso dallo Stato italiano dopo la seconda guerra mondiale e che ha modificato in modo considerevole il tessuto urbano e sociale anche della nostra città. Spazi e servizi per la collettività circondavano e attraversavano questi quartieri: giardini, aree gioco per i più piccoli, scuole e attività commerciali. Nel corso degli anni in tutto il paese sono stati realizzati quartieri di grande valenza architettonica oggi riconoscibili dallo stile architettonico neorealistico e dalle targhe in ceramica policroma, che le caratterizzano, poste sulle mura degli edifici. Targhette valorizzate e riproposte da Aidoru e arricchite da un QR Code che, se inquadrato con uno smartphone, riporta al sito internet del progetto”.

“Con il posizionamento della cartellonistica – prosegue l’Assessore – è stata conclusa la prima parte di questo percorso partecipato di comunità che vedrà nel prossimo futuro l’allestimento di una mostra con i lavori realizzati dagli studenti delle scuole coinvolte, e la riqualificazione dei sottopassi di corso Cavour e di sobborgo Federico Comandini”.

Le scuole coinvolte sono la Primaria IV Circolo Fiorita, la Secondaria I° Tito Maccio Plauto e l’Istituto superiore Costruzioni, Ambiente e Territorio Garibaldi/Da Vinci.

Aidoru e i giovanissimi coinvolti hanno osservato e abitato le architetture e i paesaggi dei Quartieri popolari Ina-Casa Fiorita e Vigne, realizzati fra il 1955 e 1957, progettato dall’architetto Giovanni Gandolfi il primo e dagli architetti Saul Bravetti e Ilario Fioravanti, il secondo. I quartieri, uno a monte e l’altro a valle della ferrovia, sono posti a circa due chilometri di distanza in linea d’aria e costituiscono un valido esempio di edilizia popolare sul territorio.