Studi romagnoli, a Cesena e Cesenatico

«La Biblioteca Malatestiana deve essere rinnovata, deve essere dotata di un direttore scientifico, se vogliamo che torni ad essere il faro della cultura che era prima!», la voce di Maurizio Ridolfi, storico, già docente presso l’Università della Tuscia ed ora in forza all’Università Roma Tre, vibra e dimentica ogni aplomb accademico. Si vede che l’argomento lo appassiona: la sua è l’ultima delle tre relazioni che hanno aperto, sabato 19 ottobre, il settantesimo convegno degli “Studi romagnoli”, il sodalizio nato nel 1949 con centro a Cesena, nella Biblioteca Malatestiana, per valorizzare gli studi della Romagna, anzi, «delle Romagne», come ama ricordare lo stesso Ridolfi.

L’argomento del suo intervento dovrebbe essere “La storia politica romagnola: istituzioni e associazioni, amministrazioni e tradizioni civiche”, ma lo storico ammette subito che di questo studio erudito darà conto negli atti del volume. «Ora, piuttosto, afferma Ridolfi, occorre chiederci quale sia lo stato della nostra associazione, quale il suo valore. Gli “Studi romagnoli” hanno sempre incentivato una funzione civica e civile della storia. Va riconosciuto che col XXI secolo un ciclo storico si è chiuso, ora bisogna rinnovarsi, ad esempio studiando i romagnoli nel mondo, facendo una ricerca storica locale per argomento, nazionale per qualità, come ha fatto per tutta la vita Dino Pieri, modello di tutti noi».

Il pomeriggio, dopo i saluti istituzionali di Francesca Lucchi, assessora per l’Università, e Massimo Cicognani, responsabile del Campus universitario di Cesena, aveva visto i saluti di Alessia Morigi, presidente degli “Studi romagnoli”, e gli interventi di Enrico Sangiorgi, prorettore dell’Università di Bologna, e Diego Saglia, dell’Università di Parma. Il primo ha ricordato i 30 anni passati dall’apertura a Cesena, Ravenna e Rimini dei primi corsi di laurea decentrati dell’Alma Mater, e come quell’esperimento sia stato un successo, mentre altri progetti simili si siano arenati, per la partecipazione a livello locale di personalità come Leonardo Melandri, che si diedero da fare per attivare realtà come Serinar, per non lasciare da sola l’Università in Romagna (e, detto per inciso, si sarebbe anche potuto fare il nome del cesenate Giobbe Gentili, che tanto fece insieme a Melandri). Ovviamente Sangiorgi non ha dimenticato di ricordare che per la prima volta nella sua storia plurisecolare, la cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico bolognese non si terrà a Bologna, ma nei campus sparsi per la Romagna, per sancire, trent’anni dopo, che quel percorso è giunto a un punto di non ritorno. Sulla questione della Facoltà di Medicina, Sangiorgi ha sottolineato come questo sarà un evento utile per tutta la Romagna, perché tutti i giovani medici tirocinanti si eserciteranno negli ospedali romagnoli, e, più in generale, a cascata questo fatto porterà tanti vantaggi a tutta la regione. Diego Saglia, a nome dell’Università di Parma, ha ricordato invece che nel 2020 Parma sarà capitale italiana della cultura e che all’inaugurazione del loro anno accademico sarà presente il presidente Sergio Mattarella; più nello specifico della Romagna, è stato descritto nel dettaglio il percorso che porterà alla realizzazione, a Ravenna, del Museo Byron, nel palazzo Guiccioli, là dove Lord Byron amò la giovane Teresa Gamba, sposa dell’attempato conte Guiccioli. Con la già ricordata relazione di Maurizio Ridolfi si è chiusa la prima giornata del convegno, che è poi proseguito domenica 20 ottobre, mattina e pomeriggio, con relazioni dedicate ai Beni culturali della Romagna, all’archeologia del territorio, alla pianificazione urbanistica, al mondo del lavoro. Particolarità di questo convegno è che, per la prima volta, non sono stati i soci a proporre i contributi, ma è stato il consiglio direttivo dell’associazione a richiedere interventi a vari relatori, per produrre un convegno, per così dire, tematico.

Come mai allora in tanti anni gli “Studi romagnoli” hanno organizzato convegni in cui si lasciava libertà d’intervento? Le motivazioni si possono leggere in un libretto che, a dispetto del titolo, è di piacevole e interessante lettura: “L’archivio della Società di studi romagnoli (1949-2018…). Inventario”, di Enrico Angolini, appena edito (ed. Stilgraf, pp. 95, 23 illustrazioni). L’autore, che è archivista, riesce a rianimare un tempo ormai sepolto attraverso lo studio e l’ordinamento dei documenti. Per motivi di privacy gli ultimi decenni non sono “raccontati”, ma la storia dei primi decenni di vita dell’associazione è di piacevolissima lettura, in quanto da piccoli dettagli emerge la vivacità culturale e umana di un gruppo di studiosi che si era dato un fine preciso: rianimare, dopo l’oscurità del Ventennio e la devastazione bellica, la cultura romagnola. Con qualche tocco che, oggi, giustamente l’autore definisce commovente, dato il generale disinteresse con cui le ricerche storiche (e non solo) vengono viste: nel volume possiamo osservare le fotografie dei manifesti con cui nel 1959 a Galeata si festeggiava l’arrivo degli studiosi del convegno: «Galeata saluta i partecipanti al X Convegno di Studi Romagnoli». Un’euforia, sia pure decisa dalle pubbliche amministrazioni, che oggi non sarebbe neanche più immaginabile. Eppure anche da quella euforia è nata un’esperienza di alto livello che oggi come 70 anni fa, promuove e valorizza la cultura romagnola.

Gli interventi proseguiranno la mattina di sabato 26 ottobre a Cesenatico, presso il Teatro comunale, con un convegno di studi su Marino Moretti (di cui ricorrono i 40 anni dalla morte), dalle ore 10, con contributi di Franco Contorbia, Renzo Cremante, Giulio Ferroni, Mauro Bignamini. Al pomeriggio (ore 17,30), sempre al Teatro comunale di Cesenatico, si svolgerà la premiazione del XIV premio “Moretti” per la critica letteraria. Domenica 27 ottobre il convegno di “Studi romagnoli” riprenderà presso il Palazzo del Ridotto dalle ore 9,30 alla mattina, e dalle 15 al pomeriggio, con relazioni su ambiente, territorio, popolazioni, agricoltura, geologia. Tutte le manifestazioni sono a ingresso libero.

 

Info: www.societastudiromagnoli.it