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Svezia, risultato elezioni: socialdemocratici primi, seguiti dai moderati di centrodestra. Populisti al terzo posto. Parlamento frastagliato
Finito lo spoglio dei 6004 distretti elettorali, risultano così distribuiti i 349 seggi del nuovo Riksdag, in base alla scelta degli elettori svedesi che ieri, 9 settembre, sono andati alle urne: i socialdemocratici del premier Stefan Löven avranno 101 seggi, avendo nelle urne ottenuto il 28,4% dei consensi (perdono 12 seggi e il 2,8% dei voti). La seconda forza per numero di voti sono i Moderati con il 19,8% dei consensi e 70 parlamentari, 14 in meno rispetto al 2014 (-3,5%). Il terzo partito più votato sono i populisti del Sd, gli Svedesi democratici di Jimmie Akesson, scelti dal 17,6% degli elettori. Hanno 13 seggi in più in parlamento, rispetto al 2014 (+4,7% dei consensi). A perdere 10 seggi sono stati anche i Verdi, che hanno ricevuto il 4,3% dei consensi (-2,4%). Sono quasi tutti in crescita i partiti più piccoli: dal partito di Centro, che con l’8,6% attuale guadagna 9 seggi (+2,5%), i Cristiano-democratici ne guadagnano 7 raccogliendo 6,4% dei consensi (+1,8%), il Vänsterpartiet, il partito di sinistra, che sale al 7,9% con 28 seggi, 7 in più rispetto al 2014 (+2,2%). Stabili i Liberali, che avranno gli stessi 19 seggi del 2014, con una conferma del 5,5% dei consensi. Cresciuta l’affluenza alle urne: ieri hanno votato il 84,4% degli svedesi, l’1,1% in più del 2014. Rispetto alle previsioni della vigilia l’ultradestra è ridimensionata, ma appare difficile realizzare una coalizione di governo.
Sulla vittoria della forza populista dell’Sd, Göran von Sydow, direttore dell’Istituto svedese per gli studi politici a Stoccolma (Sieps), afferma: “Certo hanno di nuovo vinto, ma non così tanto quanto si aspettavano e bisogna ricordare che sono solo al 17%, dato simile a quello della Lega in Italia”, e quindi “bisogna considerare che più dei quattro quinti degli elettori hanno votato per altri partiti”. Il cambiamento è che “i temi della migrazione, integrazione, identità culturale, sono diventati più importanti nell’agenda politica e dominano le discussioni molto più che l’economia, l’occupazione e l’istruzione, che erano i temi tradizionali”. In tutta Europa “i partiti politici stanno faticando per cercare di capire come orientarsi in questo nuovo panorama del conflitto politico”. Anche nella prospettiva delle elezioni del Parlamento europeo del prossimo maggio, Göran von Sydow sottolinea che “le forze politiche che sono contro l’Ue e contro le migrazioni cercano di mobilitare il conflitto” e “di trovare le forme per istituzionalizzare una cooperazione, cosa che è sempre stata molto debole” tra i partiti a destra dello spettro elettorale. Secondo von Sydow i partiti pro-europei dovranno “trovare una strada e decidere” quanto vorranno centrare la campagna elettorale sulla “difesa della crescita dell’integrazione europea e quanto vorranno affrontare queste sfide”.
“Le elezioni svedesi sono il segno di ciò che è diventato un trend comune in Europa, cioè che gli elettori abbandonano i grandi partiti. I perdenti in queste elezioni sono i Socialdemocratici, che erano al governo, ma anche i Moderati, ciò il principale partito della destra politica”. Commenta ancora Göran von Sydow, riconducendo la “frammentazione del voto, che si è spalmato su tanti partiti” in Svezia a quello che è avvenuto “in molte elezioni europee, come nei Paesi Bassi, Olanda, Francia, Germania. È un trend”. Il risultato di fatto è che “diventa più difficile governare la Svezia, formare una maggioranza sulla base di questi risultati. È un po’ come avvenuto in Italia nelle ultime elezioni. È molto difficile capire come sia la destra sia la sinistra potranno governare”, anche perché il dato certo è che “nessuno vuole farlo con gli Svedesi democratici”. Questa “situazione parlamentare non chiara impiegherà un po’ di tempo a definirsi”. A questo va aggiunto, continua von Sydow che “i vincitori delle elezioni sono partiti che si trovano ai margini dei due schieramenti, da una parte Vänsterpartiet, la Sinistra, dall’altra Sverigedemokraterna (Sd), e questa polarizzazione rende ancora più difficile per i partiti di centro definire una via di cooperazione”.