Cesena
Tapirulan segna l’esordio come regista di Claudia Gerini
Non Tapis roulant, ma Tapirulàn, scritto foneticamente. Questo il titolo dell’esordio alla regia di Claudia Gerini, di cui è anche la protagonista.
Un film nato da un anno e mezzo di lavoro e passione e che uscirà in sala il 5 maggio.
Una sfida che la Gerini ha raccolto quando a lanciargliela è stato lo stesso produttore, Stefano Bethlen, anch’egli al debutto in questa veste, ma con alle spalle 15 anni nella distribuzione, di cui gli ultimi tre nel marketing, per il colosso Walt Disney Italia.
Alla prima nazionale di Riccione di sabato scorso, Bethlen sorrideva nel ricordare quanto fosse stato ingenuo nel credere che si sarebbe trattata di una prima prova facile: poco più di un solo set, niente o quasi esterni e monitor fissi per le parti degli altri personaggi. Invece ha dovuto riconoscere che il lavoro è stato duro fin dall’inizio, con intoppi e imprevisti.
Il risultato però è di livello. Il film è davvero riuscito.
Ben scritto da Antonio Baiocco e Fabio Morici, qui anche interprete. Un piccolo soggetto di 18 pagine, che ha dato poi vita ad una sceneggiatura a cui la stessa Gerini ha partecipato, per un film e una parte che si è cucita addosso, non tenendosi lontana da nessuno degli aspetti creativi di questa sua opera prima.
Il titolo Tapirulàn rimanda al mondo stesso della protagonista, che ha quasi lo spazio fisico dell’attrezzo ginnico su cui sembra vivere. Uno spazio esistenziale nello spazio chiuso di un loft, di cui poco resta visibile allo spettatore a sottolineare che ciò davvero conta è solo l’angolo su cui il tapirulàn si trova.
Potevano essere uno spazio e un film claustrofobici, ma le scelte scenografiche e la trama hanno fatto in modo che questa storia e questo luogo avessero un loro respiro. Incredibilmente.
Emma (C. G.) corre senza mai uscire da quella bolla in cui si è chiusa, complice la pandemia.
Scappa da un passato che non vuole ricordare, che le sta sempre dietro le spalle e che non può distanziare.
Corre paradossalmente per non muoversi, non uscire. Una corsa fine a sé stessa, senza traguardo. Il suo tapirulàn è la ruota di un criceto e la sua gabbia il vissuto che non può affrontare.
Sarà invece proprio il suo passato a trovare lei e a quel punto la sua corsa senza spazio perderà la sua funzione.
Una storia intensa, che facilmente sarebbe potuta scivolare di mano, ma che una scrittura sicura e gli ottimi cast – artistico e tecnico – traducono in immagini ben realizzate.
Un film che non delude e che conferma Claudia Gerini artista di talento e di mestiere.