Terra dei fuochi. Rete di cittadinanza e comunità: “Restituire verità e dignità alle persone che la abitano”

La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha accolto, in via preliminare, i ricorsi di cittadini e associazioni delle province di Napoli e Caserta, dell’area nota come Terra dei fuochi, contro lo Stato italiano per aver violato il diritto alla vita, sancito dall’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti umani.

Secondo i ricorrenti lo Stato non avrebbe preso misure per ridurre il pericolo, nonostante fosse consapevole del rischio reale e immediato per la salute dei cittadini. Dopo aver esaminato i ricorsi arrivati a Strasburgo tra l’aprile del 2014 e lo stesso mese dell’anno seguente, la Corte ha deciso di dare il via al contraddittorio tra le parti, ritenendo per ora ammissibile quanto in essi sostenuto, e ha comunicato al Governo le violazioni della Convenzione riscontrate nei 34 ricorsi pilota, chiedendo una serie di informazioni per poter poi decidere se i ricorsi siano effettivamente fondati e, in caso affermativo, quali violazioni siano state commesse.

Grandissimo riconoscimento

“La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo fa un doppio vaglio: un primo sulla legittimità del ricorso e della sua compiutezza, un secondo sulla verosimiglianza del diritto rappresentato dal ricorrente: in caso affermativo, la Corte emana un decreto con le motivazioni sulla base delle quali ritiene che si debba approfondire l’accertamento e con i termini della costituzione in giudizio del convenuto. Per i ricorsi della Terra dei fuochi ci troviamo in questa fase”, ci spiega Valentina Centonz, avvocato del foro di Nola, che si è occupata dei ricorsi di alcuni ricorrenti.

“Il convenuto, che in questo caso è lo Stato italiano, ha tempo fino al 30 giugno per costituirsi in giudizio o può chiedere un breve rinvio se ritiene che sia necessario per produrre la documentazione – precisa -. A questo punto, dopo aver visionato tutte le carte,la Corte potrà decidere per un’audizione o emanerà direttamente la sentenza, che verrà a disciplinare tutti i ricorsi proposti ritenuti ammissibili, quindi non solo i 34 casi che sono stati selezionati come casi pilota: si tratta di quelli più rappresentativi della vicenda, in cui sono illustrate le varie tipologie dei casi”.

“La decisione della Corte europea per noi è un grandissimo riconoscimento – ammette Centonz -, finalmente non finiscono ingabbiate le nostre istanze, abbiamo lottato contro il silenzio delle istituzioni. Solo con il decreto sulla Terra dei fuochi è stata certificata l’esistenza delle discariche abusive. Io sono al servizio della causa in forma gratuita, con me hanno seguito 80 ricorrenti altri avvocati: Antonella Massa del foro di Roma, Ambrogio Vallo e Armando Corsini del foro di Napoli”.

Il ruolo dei comitati cittadini

“Siamo contenti che la Corte europea dei diritti abbia avviato un procedimento contro l’Italia perché significa che in quei ricorsi ha riconosciuto elementi tali da voler approfondire. Per noi è stata una giornata straordinaria perché significa legittimare il ruolo dei cittadini nei comitati, quindi l’impegno dal basso nel mondo dell’associazionismo”, ci dice Enzo Tosti, portavoce della Rete di cittadinanza e comunità, che riunisce una trentina di comitati sorti nella Terra dei fuochi tra Napoli e Caserta ed è collegata anche alla rete Stop biocidio.

“Per noi – aggiunge – è assolutamente positivo quanto deciso a Strasburgo e ci auguriamo che questo percorso dia i risultati che rendano giustizia ai cittadini della Terra dei fuochi che soffrono da anni nell’indifferenza totale dei governi”. Infatti, “Indipendentemente da chi governa oggi e da chi governava ieri, nell’agenda politica di tutti i governi che si sono succeduti non ci sono mai stati un vero interesse per l’ambiente né l’attenzione alla salute dei cittadini. Per la Terra dei fuochi siamo dovuti scendere in piazza in 130mila nel 2013, abbiamo fatto tantissime marce tra il 2012 e il 2014 affinché il Governo facesse una legge che ammettesse l’esistenza della Terra dei fuochi. Quando dal basso i cittadini si organizzano possono essere da esempio a chi ci governa. A noi piace tanto ricordare quello che dice Papa Francesco: al centro bisogna mettere la persona; i nostri governanti, però, spesso lo dimenticano”.

Fare chiarezza

Adesso, evidenzia Tosti, “aspiriamo che sia fatta chiarezza. Lo spirito con cui sono stati fatti i ricorsi è la ricerca della giustizia e l’avvio finalmente delle opere di bonifiche e di messa in sicurezza. Di intere aree non sappiamo qual è la situazione. Ora vorremmo che il Governo italiano mettesse in moto la macchina della verità. Noi auspichiamo che le zone inquinate vengano messe in sicurezza perché non è più possibile vivere in luoghi dove l’inquinamento è accertato”.

Non solo: “Il nostro auspicio è che si possano iniziare dei percorsi virtuosi anche in altre Regioni, dopo quello che è avvenuto da noi, e che il Governo italiano metta al centro dell’agenda politica la tutela dell’ambiente e la tutela della salute delle persone. I nostri ospedali sono pieni di bambini ammalati, non è più ammissibile il negazionismo dell’inquinamento ambientale e di malattie e morti precoci, ma ora occorre dire la verità su questa correlazione per il bene dei nostri cittadini e delle nostre comunità”.

Tosti conclude: “L’attivismo dei cittadini è la dimostrazione che in queste terre è nata una grandissima attenzione alla custodia del creato e alla salute. Non c’è più l’indifferenza di qualche anno fa, ora, però, sono necessarie le bonifiche per restituire verità e dignità a questa terra e alle persone che la abitano”.