Terremoto in Emilia. Quando Benedetto XVI gridò ai terremotati “Non sarete soli”

Tra il 20 maggio e il 12 giugno del 2012 l’Emilia-Romagna ha tremato ripetutamente. Uno sciame sismico che ha colpito le principali città dell’Emilia causando pesanti danni alle costruzioni rurali e industriali, alle opere di canalizzazione delle acque, agli edifici e ai monumenti storici per un ammontare complessivo di 13 miliardi e 273 milioni di euro di danni. Il sisma ha causato la morte a 7 persone, ferendone circa 50 e lasciando senza una casa altre 5000. Un resoconto più che drammatico per il quale oggi si lavora ancora per sanare i danni più grandi. “Dopo sei anni dal terremoto, tutte le azioni messe in campo sia grazie al pubblico che ai cittadini ci riconsegnano un territorio con un’occupazione in crescita, un aumentato valore aggiunto, un Pil più alto, più esportazioni, maggiori investimenti e la permanenza di tutte le multinazionali”. Lo ha dichiarato l’assessore per le Attività produttive e la ricostruzione dell’Emilia-Romagna, Palma Costi, in Commissione territorio, ambiente e mobilità (presieduta da Manuela Rontini) che, pur ammettendo “l’irreparabilità del numero dei morti” dopo il terremoto, ha sottolineato i dati positivi della ricostruzione spiegando che adesso si lavora sulla ricostruzione dei centri abitati. “Qui confluiscono 18 milioni di euro di risorse regionali a cui si aggiungono 6,5 di cofinanziamento e 30 milioni dalla legge di stabilità del 2018”, ha affermato.

A distanza di circa un mese dalle prime scosse uno dei primi che ha desiderato manifestare la propria vicinanza alle popolazioni colpite è stato papa Benedetto XVI. “Fin dai primi giorni del terremoto che vi ha colpito, sono stato sempre vicino a voi con la preghiera e l’interessamento. Ma quando ho visto che la prova era diventata più dura, ho sentito in modo sempre più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi”. Queste le prime parole pronunciate da Ratzinger il 26 giugno al suo arrivo. Nel corso di una visita pastorale durata 4 ore il Pontefice, oggi emerito, ha incontrato gli sfollati di Rovereto sulla Secchia. “Voi siete gente che tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza, per la laboriosità unita alla giovialità”, aveva detto loro. E poi il forte appello alle istituzioni, ad ogni cittadino ad essere, pur nelle difficoltà del momento, come il buon samaritano del Vangelo che non passa indifferente davanti a chi è nel bisogno, ma, con amore, si china, soccorre, rimane accanto. Davanti la chiesa di Rovereto di Novi, in provincia di Modena, Ratzinger ha ricordato ai terremotati come “la situazione che state vivendo ha messo in luce un aspetto che vorrei fosse ben presente nel vostro cuore: non siete e non sarete soli”.

Benedetto XVI, inoltre, non ha dimenticato nella stessa occasione il parroco Ivan Martini, morto nel tentativo di salvare la statua della madonna della sua Chiesa di Santa Caterina di Alessandria. Presenti il vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, ex capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, il cardinale Carlo Caffarra, allora presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna, e l’ex presidente della Regione, Vasco Errani.