Cesena
Tornata all’antico splendore l’Annunciazione di Bartolomeo Coda
Dopo un lungo e raffinato restauro, è tornata all’antico splendore l’Annunciazione del pittore cinquecentesco Bartolomeo Coda, conservata all’Abbazia del Monte.
La grande pala d’altare versava in condizioni molto critiche per l’attacco di insetti xilofagi (cioè che si nutrono di legno) e per preoccupanti fenomeni di sollevamento del colore, oltre che per la presenza di un consistente deposito di polvere e sporco sulla superficie.
Era dunque urgente restaurarla, per evitare il suo definitivo deperimento Questo è stato possibile grazie all’intervento della Fondazione Cassa di risparmio di Cesena e di Crèdit Agricole Italia che, rispondendo all’appello dell’abate del Monte dom Mauro Maccarinelli, hanno messo a disposizione per questo scopo 30mila euro.
Nel luglio del 2022 il dipinto è stato affidato alle cure del laboratorio di restauro di Giulio Bono, a Venezia. Bono è un grandissimo esperto nella conservazione delle opere d’arte antiche. Fra le opere di cui si è occupato, ci sono “La vecchia” di Giorgione e l’imponente pala dell’Assunta di Tiziano, conservata nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia.
Il risultato del complesso intervento di restauro sarà presentato ufficialmente in un’iniziativa pubblica che si terrà mercoledì 18 ottobre alle 17 all’Abbazia del Monte. In apertura ci saranno i saluti istituzionali dell’abate del Monte dom Maccarinelli, del presidente della Fondazione Crc Luca Lorenzi, del responsabile della Direzione regionale Romagna-Marche di Crédit Agricole Italia Filippo Corsaro e della famiglia Alessandri, che si è fatta carico del restauro della preziosa cornice coeva al dipinto.
L’opera
Collocata nella prima cappella a destra della basilica della Madonna del Monte, l’Annunciazione è stata realizzata a tempera e olio su tavola lignea (198 x 137 centimetri) ed è databile al 1541. Rappresenta l’unica testimonianza certa della produzione di Bartolomeo Coda, essendo firmata “Bartholomeus Ariminensis”. Infatti, come ricorda Vasari, Coda visse a lungo a Rimini, dove avrebbe dipinto insieme con il padre Benedetto.
Pur essendoci molte citazioni documentarie che lo riguardano nel periodo tra il 1516 e il 1563, le testimonianze della sua attività pittorica sono scarsissime. Anzi, allo stato attuale degli studi, l’unica sicura è proprio l’Annunciazione della Madonna del Monte, ed è attorno ad essa che la critica ha tentato alcune attribuzioni per ricostruirne, almeno in parte, la personalità. Fra gli elementi che emergono dall’osservazione di quest’opera, gli evidenti contatti del Coda con la cultura raffaellesca emiliana, che dal secondo decennio del Cinquecento aveva formato un linguaggio comune a tutta la regione.
Da sottolineare, infine, che il dipinto è conservato in una ricca cornice decorata, completata nel basamento da un tondo con la “Testa di san Giovanni nel bacile”.
Con il restauro dell’Annunciazione del Coda si conferma così lo stretto legame fra l’Abbazia del Monte e la Fondazione Crc, che in passato aveva già sostenuto un analogo intervento sulla pala d’altare “Presentazione di Gesù al tempio” di Francesco Raibolini detto il Francia, mentre nei mesi scorsi ha annunciato il finanziamento delle opere di recupero delle mura di cinta dell’abbazia del Monte crollate a causa dell’alluvione.