Diocesi
Ultimo incontro del vescovo Douglas con i giornalisti: “Ho sempre fatto quello che ho potuto, con molta generosità”
L'invito a "raccontare il bene". Bilancio di 14 anni di servizio a Cesena-Sarsina. Tanti i temi trattati. Fra i momenti positivi, le due visite pastorali. Ancora aperta la vicenda di padre Orfeo
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Ultimo incontro del vescovo Douglas Regattieri con i giornalisti in occasione della festa di San Francesco di Sales, loro patrono. Una tradizione iniziata con il vescovo Antonio Lanfranchi e – si augura monsignor Regattieri – possa essere confermata dal successore, l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo. Accolti in episcopio tanti giornalisti e fotografi delle testate locali, invitati poi a porre domande a ruota libera.
Raccontare la speranza
Il presule ha iniziato l’appuntamento citando il messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali con un invito a “condividere con mitezza la speranza” e a “raccontare le tante storie di bene nascoste fra le pieghe della cronaca” per “scovare le scintille di bene che ci permettono di sperare”. Il giornalista, pertanto, “non deve fare prediche”, ma “offrire stimoli, perché nella cronaca c’è sempre un po’ di bene che va evidenziato”.
Un bilancio di 14 anni di servizio
Monsignor Regattieri si è poi dedicato a un bilancio degli oltre 14 anni a servizio della Chiesa di Cesena-Sarsina, citando “aspetti belli e meno belli” e precisando che “i problemi sono sempre stati affrontati, anche se non risolti, con la consapevolezza dei miei limiti. Ho sempre fatto quello che ho potuto, con molta generosità“.
Visite pastorali e accoglienza in vescovado
Fra i “momenti belli”, i primi citati sono state le due visite pastorali nelle parrocchie: dal 2012 al 2018 e dal 2019 al 2024, “occasioni di arricchimento e di incontro con le persone”. Poi “l’unificazione degli uffici pastorali in un unico edificio“, portando a termine un lavoro ereditato dal predecessore. La curia in via Don Minzoni “favorisce il lavoro e ce la invidiano in tanti”. Citate poi le aperture della casa famiglia e del dormitorio della Papa Giovanni XXIII in vescovado, ” a seguito dell’appello del Papa all’accoglienza dei profughi”, e a Cesenatico.
Seminario vuoto
“In 14 anni – ha tirato le somme il vescovo – ho ordinato 15 preti, ma ne ho sepolti 73. Quando sono arrivato in Diocesi i sacerdoti erano 120, ora sono 70. Il calo di presbiteri è pauroso. Il Seminario è vuoto, anche se è sede di tante iniziative”.
Diaconie della carità e ristrutturazione della cattedrale
“Fiore all’occhiello” per monsignor Regattieri, è stata l’istituzione delle Diaconie della carità: “Quando sono arrivato, ho trovato una Caritas diocesana molto concentrata in città. C’era bisogno di aprirla e diffonderla nelle varie Zone, per cui ho istituito in ogni Zona pastorale un diacono dedicato alla sensibilizzazione alla carità”. Fra le opere citate dal vescovo, i lavori alla cattedrale: “manca ancora la pittura generale delle pareti, ma abbiamo un presbiterio ristrutturato con altare, ambone e coro nuovi, assieme a nuove vetrate e banchi”.
L’unione di tre settimanali diocesani
Fra i momenti da ricordare, l’accoglienza di papa Francesco a Cesena l’1 ottobre 2017. Negli anni del suo mandato anche alcune ricorrenze importanti per la diocesi: il bicentenario dell’incoronazione della Madonna del Monte (2024), i 300 anni dalla nascita di Pio VI Braschi (2017), i 600 anni del miracolo eucaristico di Bagno di Romagna (2012), i 200 anni dalla morte di Pio VII Chiaramonti (2023), i 50 anni del Seminario (2013), i 100 anni del “Corriere Cesenate”, nel 2011. Salutato come “evento importante” l’unione, avvenuta nel 2021, del nostro settimanale diocesano con le testate “Risveglio” della diocesi di Ravenna-Cervia e “Il Piccolo” di Faenza-Modigliana: “una bella iniziativa di squadra, un bel servizio alle diocesi”. Ricordati anche un sinodo dei giovani e un congresso eucaristico diocesano.
Cinque venerabili
Un cenno poi alle cause di beatificazione. In 14 anni, “con molta fatica, siamo arrivati ad avere cinque venerabili e cinque servi di Dio“. È di lunedì scorso, il 27 gennaio, il decreto che riconosce le virtù eroiche di don Quintino Sicuro. Gli altri venerabili sono madre Teresa Lega, Giovanni Nadiani, Angelina Pirini e padre Guglielmo Gattiani. Su Pio VII, il presule ha ricordato che “la causa è in mano al Vicariato di Roma”.
Unità parrocchiali
Durante il suo mandato, monsignor Regattieri si è speso molto per la ristrutturazione territoriale della diocesi, definita “impegnativa”, con “parrocchie vicine chiamate sempre più a collaborare“. In prospettiva, “le 21 unità parrocchiali saranno 21 parrocchie”. Dal momento che i preti sono pochi, “è necessario allargare i confini delle parrocchie e collaborare”.
Alluvione e solidarietà
Doveroso un cenno all’alluvione del maggio 2023, “occasione di grande solidarietà” con il cruccio di essere stato in viaggio in Africa in quei giorni drammatici, pur spendendosi subito al rientro assieme ai parroci per essere vicini alla popolazione, come nel caso della processione del Corpus Domini tenuta a San Rocco e terminata in cima al ponte vecchio.
Preti che hanno lasciato il sacerdozio
Monsignor Regattieri non si è tirato indietro nel citare i “gravi problemi affrontati”. Innanzitutto la “sofferenza grande” perché “due dei 15 preti ordinati hanno abbandonato il sacerdozio”. Poi “due comunità religiose hanno lasciato la diocesi a causa dell’assenza di vocazioni”: le monache benedettine di Cesena e i fratelli di San Francesco di Cesenatico.
Vicenda Lugaresi
Affrontate infine “due vicende che mi hanno segnato”, ha detto il presule. La prima è quella dell’Istituto Lugaresi, con la diocesi che ha perso una causa con i padri giuseppini del Murialdo per la proprietà dell’immobile in via Canonico Lugaresi, “una vicenda dolorosa”, chiosa monsignor Regattieri. Il vescovo non ha risparmiato una stoccatina ai padri giuseppini. “Avevano assicurato che avrebbero mantenuto vivo il Lugaresi – precisa -. Il tribunale ha creduto a questa promessa. Noi non avevamo mire sul fabbricato, ma volevamo tenere quel posto attivo, a servizio della comunità, come era nelle volontà del canonico Giuseppe Lugaresi. Adesso vedete voi com’è la realtà”.
Padre Orfeo, una questione ancora aperta
La seconda questione riguarda la comunità di Valleripa, con aggiornamenti della vicenda rivelati per la prima volta ai giornalisti. “Su indicazione della Santa Sede – ha ripercorso la vicenda monsignor Regattieri – ho celebrato un processo penale extragiudiziale nei confronti di padre Orfeo Suzzi e ho dovuto commissariare la Piccola famiglia della Resurrezione per tenerla in diocesi”. Padre Orfeo, ha ricordato il presule, “è poi fuggito con tre monache e un monaco. Gli ho comminato la pena di non celebrare in pubblico, non confessare e non predicare. Per tre anni ha osservato queste indicazioni. Ora – la novità – è venuto a chiedermi un decreto di remissione della pena. Gli ho tolto la pena, riconoscendo l’obbedienza a quanto disposto al termine del processo, chiedendogli però di non venire a risiedere in diocesi con i suoi quattro perché sarebbe una presenza divisiva”. Padre Orfeo, ha rivelato monsignor Regattieri “ha definito questa richiesta infamante e non ha accettato questa condizione, dimostrando la caparbietà e la cattiveria della persona”. Una decisione è attesa nell’ultimo mese di mandato del vescovo: “Sto pregando e deciderò”.
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Questioni dottrinali
Diverse le domande poste, a ruota libera, dai giornalisti a monsignor Regattieri. La prima riguarda le questioni dottrinali. “Condivido le aperture di papa Francesco, nel senso di accogliere tutti, “todos todos todos” (come disse papa Francesco alla Gmg di Lisbona 2023, ndr), senza preclusioni, mantenendo fedeltà ai principi del magistero“. Nel concreto, sulla preclusione delle donne al sacerdozio ministeriale, il presule ha ricordato che “la dottrina è definitiva”, ma “possono esercitare molte funzioni nella Chiesa, come dimostra la nomina di suor Simona Brambilla, primo prefetto donna in Vaticano. Ci sono punti fermi, ma altri ancora da esaminare come il diaconato delle donne e il celibato dei preti”.
Chiesa avventista, “nessuno strappo”
Toccato anche il tema della Chiesa avventista del Settimo giorno di Cesena che non ha partecipato agli incontri della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, non condividendo la pratica cattolica dell’indulgenza giubilare. Monsignor Regattieri ha detto di essersi chiarito con il pastore Roberto Iannò, indicando l’indulgenza come “modo per vivere la comunione dei Santi” e precisando che non c’è stato “nessuno strappo”.
Villachiaviche e comunicazione
Affrontata anche la questione del parroco di Villachiaviche e della comunicazione sulla vicenda. “Sono andato a Villachiaviche – ha detto il vescovo Douglas – e ho detto tutto ai parrocchiani. Non abbiamo tenuto nascosto nulla e i parrocchiani hanno capito e accolto con favore la decisione. Non sempre riteniamo opportuno uscire con dei comunicati stampa. Assieme alla trasparenza, occorre mettere al primo posto l’attenzione alle persone“. Per quanto riguarda le Amministrazioni comunali del territorio, il presule ha indicato “ottimi rapporti con tutte”, citando soprattutto quelli intessuti fra la Caritas e i servizi sociali del Comune.
Passaggio di consegne
Spazio anche al passaggio del testimone con il vescovo eletto Antonio Giuseppe Caiazzo. Lo stesso monsignor Regattieri ha ammesso che i caratteri sono diversi. “Lui è più loquace, io sono più sobrio e discreto”. Il passaggio ufficiale di consegne ci sarà il prossimo 16 marzo con l’ingresso ufficiale, ma, durante la recente visita informale nella diocesi di Matera, il presule ha detto di aver consegnato al successore la relazione preparata per la visita ad limina con papa Francesco: “Contiene tutto sullo stato di salute della diocesi”. Il vescovo uscente ha poi confermato che, da emerito, non parteciperà a impegni istituzionali, ma si è detto disponibile come relatore laddove richiesto e anche ad aiutare i sacerdoti della diocesi al bisogno.
Laicato “vivace e propositivo”
Ritornando con la memoria al passaggio di consegne con il vescovo Antonio Lanfranchi, “mi disse che avrei trovato un laicato molto vivace e propositivo – ha ricordato monsignor Regattieri – e così è stato. Spero non sia peggiorata la situazione. Servirebbe più unità e collaborazione tra associazioni e movimenti cattolici che comunque restano molto attivi“. Sulla partecipazione alla vita della Chiesa, per il vescovo, il calo delle presenze era evidente anche prima della pandemia, ma questa sembra aver dato il colpo di grazia: “Ci sono anziani che faticano a uscire e i giovani, al di là delle belle esperienze nei gruppi di Azione cattolica, scout e Comunione e liberazione, sono i grandi assenti”.