Cesena
Un Eligio Cacciaguerra “Al servizio della Chiesa ma non servile”
Il rapporto tra Chiesa e Guerra, le posizioni dei laici e quelle della gerarchia ecclesiastica, la fedeltà alla Patria e quella al Pontefice. Temi cruciali nella storia del ‘900, e non solo, affrontati dall’associazione Zaccagnini la settimana scorsa in un incontro, nell’aula magna della biblioteca Malatestiana, con lo storico don Bruno Bignami autore del volume “La Chiesa in trincea. I preti nella Grande guerra”.
Il relatore, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari”, doveva prendere parte al Convegno nazionale sul centenario della morte di Eligio Cacciaguerra, tenutosi nell’ottobre scorso, ma il suo impegno di responsabile dell’Ufficio nazionale per i problemi Sociali e del Lavoro della Cei lo aveva trattenuto a Roma. Nell’incontro della settimana scorsa, don Bignami ha recuperato dunque la sua relazione su “Interventisti e neutralisti di fronte alla Grande guerra. La posizione di Eligio Cacciaguerra e del periodico L’Azione”, con un approfondimento sulla corrispondenza intercorsa fra l’attivista cesenate e Don Primo Mazzolari, proprio sul tema della guerra in rapporto alla coscienza e alle responsabilità dei cattolici.
Per chi conosce Eligio Cacciaguerra come il prototipo del laico impegnato (fondatore di Casse rurali e artigiane, attivista politico, giornalista attivo su temi sociali), la relazione di don Bignami ha destato stupore. Ne esce fuori, infatti, un Cacciaguerra non solo fautore dell’ingresso in guerra dell’Italia (le sue posizioni interventiste erano comunque ben note) ma pure in aperta rotta di collisione con papa Benedetto XV (convinto neutralista) e, seppur non in modo esplicito, con lo stesso vescovo di Cesena Giovanni Cazzani, che pure aveva difeso in precedenza Cacciaguerra e il suo gruppo dalle accuse di modernismo.
Bisogna tenere conto che si era cinquant’anni prima del Concilio Vaticano II, in una Chiesa nel quale il primato del papa era vissuto come assoluto e totale dai cattolici propriamente detti. Cacciaguerra, comunque, si manterrà sempre rispettoso dell’autorità della Chiesa e in questo, dunque, si può scorgere la sua modernità: un laico che non ebbe timore alcuno nel contestare le scelte delle gerarchie, ritagliandosi un ruolo attivo, senza tuttavia operare strappi: “Volevano essere al servizio della Chiesa ma non servili” ha sintetizzato il relatore.
La relazione di don Bignami, in particolare, ha analizzato tre aspetti di Cacciaguerra e del suo operato all’Azione (dove, come direttore, aveva comunque fama di colomba rispetto ai falchi Eugenio Vaina e Giuseppe Donati): il valore del sacrificio (frutto dei suoi studi seminariali), il rapporto con l’autorità della Chiesa, l’angoscia di chi, arrivato in trincea, dev’essere pronto a uccidere altre persone.
“Noi sappiamo dell’evoluzione, negli anni, di don Mazzolari – ha concluso Bignami – del suo antifascismo e pacifismo. Non abbiamo potuto conoscere, invece, l’evoluzione di Cacciaguerra morto anzitempo a 40 anni. Un percorso interrotto, il suo, che resta comunque significativo per aver battuto strade inedite senza fughe in avanti, con il coraggio di un laico che non si fece intimorire”.