Una firma per prevenire il fenomeno del caporalato

Un protocollo per prevenire il fenomeno del caporalato. È stato firmato questa mattina in Prefettura a Forlì. Si tratta di un accordo di collaborazione sottoscritto da più di venti firmatari, seduti attorno al tavolo della Sala Giunta della Prefettura, alla presenza del prefetto Antonio Corona: Procura della Repubblica, Questura, Carabinieri, Guarda di finanza, Polizie locali, Asl Romagna, Ispettorato del lavoro, Inps, Inail, Cgil, Cisl e Uil, Sistema di accoglienza e integrazione del Comune di Forlì, Progetto “Oltre la strada” dell’Unione Cesena-Valle Savio.

“Il lavoro è l’essenza di una comunità – ha introdotto il prefetto Corona -. Il protocollo, fortemente voluto dalla Procura della Repubblica di Forlì-Cesena, mette a fuoco una serie di meccanismi che consentono di intervenire con tempestività e precisione in caso di fenomeni di sfruttamento del lavoro”.

Il procuratore della Repubblica di Forlì Maria Teresa Cameli ha parlato del caporalato come di “un fenomeno che richiede attenzione”, anche nel nostro territorio, dove, in riferimento agli ultimi anni, “sono stati denunciati 18 casi nel 2019, 7 nel 2020, 8 nel 2021 e 8 nel 2022”, con centinaia di vittime non conteggiate nella casistica.

“Il vademecum – ha spiegato il magistrato – si prefigge lo scopo di intercettare e bloccare il fenomeno prima che si verifichi, garantendo a tutti un lavoro dignitoso”.

Il procuratore Cameli ha poi tratteggiato il caporalato come un “fenomeno che muta come un virus. Dalla persona fisica del caporale siamo passati a strutture complesse e a forme sofisticate, apparentemente legali quali agenzie di servizi, subappalti, false cooperative, fino addirittura a software e algoritmi”. I settori interessati, ha aggiunto, “non riguardano solo l’agricoltura, ma anche il settore della logistica e del terziario”. In generale, “i flussi migratori permettono di inserire persone in stato di bisogno in tutti i settori i lavorativi in condizioni di sfruttamento”.

Francesco Marinelli, segretario Cisl Romagna ha parlato di una “firma importante per arginare un fenomeno dilagante”. Per Marinelli, grazie al protocollo, “il sindacato rafforza la sua lotta allo sfruttamento del lavoro, in sinergia con tanti altri attori”.

Per Silla Bucci, segretaria Cgil Cesena, “l’accordo, fra i pochi siglati in Italia, stabilisce i principi per un lavoro di qualità e respinge tutto ciò che è illegale”, in vista anche dei tanti cantieri che saranno aperti grazie ai fondi Pnrr.

Marcello Borghetti, segretario Uil Cesena, ha parlato di “iniziativa importante per contrastare l’illegalità, grazie all’impegno, a vario titolo, di tutti i soggetti seduti oggi attorno al tavolo della Prefettura e grazie all’impulso della Procura della Repubblica di Forlì-Cesena”.

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L’accordo, in otto punti, prevede che ogni segnalazione di “probabile sfruttamento lavorativo” venga inoltrata alla Procura della Repubblica “ai fini delle necessarie misure di coordinamento” e che “è sempre raccomandabile il ricorso a riprese video o fotografiche, al fine di dettagliare le situazioni lavorative o alloggiative”.

Si prevedono, con precise linee guida, interviste o sommarie informazioni dai lavoratori “funzionali all’emersione degli elementi indicativi dell’approfittamento”.

Al personale medico delle Asl si chiede l’obbligo di trasmettere “tempestivamente” i referti di infortuni che “risultano chiaramente connessi a una reiterata violazione delle norme a tutela della salute dei lavoratori”. Il soggetto preso in carico deve essere “accompagnato in un’area separata dalla sala d’attesa generale che gli assicuri protezione, sicurezza e riservatezza”.

In caso di “irregolare presenza sul territorio dello Stato”, verificata della Questura, la Procura “esprimerà tempestivamente il proprio parere motivato circa la richiesta di rilascio di titolo di soggiorno“.

Previsto, qualora emergessero “palesi violazioni della normativa in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro“, l’intervento dell’Ausl e dell’Ispettorato del lavoro.

Sono possibili, a seguito del procedimento penale, richieste da parte dei sindacati di “restituzioni e risarcimento del danno” come il “recupero del credito di lavoro“.

Per attuare nel concreto l’accordo e sviluppare il “coordinamento in rete delle diverse fasi”, i firmatari si impegnano, ciascuno nel proprio ambito, a “individuare un referente, ove possibile dotato di specifica esperienza nel settore”. Fra i suoi compiti ci saranno quelli di “tenere i rapporti con il pubblico ministero titolare delle indagini” e “partecipare alle riunioni periodiche” di tutti i referenti, con “cadenza almeno semestrale”.