Lettere
Vaccini e cattolici: l’intervento dell’avvocato Iacuzzi
Caro direttore,
ora che i riflettori e i clamori mediatici sulle note dichiarazioni del sacerdote don Paolo Pasolini nell’omelia di domenica 21 marzo si sono spenti, desidererei tornare su quella vicenda con alcune riflessioni e domande.
1) Prima di ogni altra considerazione (anche critica), credo che a Don Paolo vada riconosciuto anzitutto un merito: quello di aver richiamato con forza all’attenzione dei suoi parrocchiani (e, benché involontariamente, dei fedeli tutti della nostra Diocesi come pure del più vasto pubblico) il serio problema morale, per ogni credente cattolico (e non solo), della liceità o meno della produzione, commercializzazione ed uso di molti vaccini (non solo anti-Covid-19) la cui origine è connessa con linee cellulari provenienti, a loro volta, da feti umani abortiti volontariamente.
Com’è noto, su questa importante problematica il Magistero della Chiesa si è espresso in diverse occasioni, da ultimo con due documenti, entrambi del dicembre scorso, rispettivamente della Congregazione per la Dottrina della Fede (“Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19”) e della Commissione Vaticana Covid-19 in collaborazione con la Pontificia Accademia per la Vita (P.A.V.) (“Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano”).
Non ricordo se il “Corriere Cesenate” ne abbia fatto, a suo tempo, una qualche menzione nel suo settimanale. Ma è indubbio che l’interesse per la loro conoscenza e per le indicazioni morali ivi contenute sia esponenzialmente cresciuto – a livello quantomeno diocesano – proprio a sèguito della “nota” omelia di Don Paolo. Come confermano, del resto, sia il comunicato-stampa del vescovo Douglas che la tua dichiarazione, direttore, entrambe pubblicate sul “Corriere Cesenate” del 25 marzo.
2) In particolare nella Tua dichiarazione hai richiamato quelle parti dei due documenti dove si legittima, a certe specifiche condizioni, l’uso dei vaccini anti-Covid-19 derivati da feti umani volontariamente abortiti: “Quando non sono disponibili vaccini contro il Covid-19 eticamente ineccepibili (….), è moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione” (v. “Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19”, punto 2)
L’indicazione per i vaccinandi, dunque, è chiara e rassicurante. Ma la questione morale dell’uso dei suddetti vaccini non si esaurisce certo a questo livello e sul piano esclusivamente individuale.
La stessa “Nota” della Congregazione per la Dottrina della Fede precisa infatti, più avanti, che “l’uso di tali vaccini non comporta e non deve comportare in alcun modo un’approvazione morale dell’utilizzo di linee cellulari procedenti da feti abortiti. Si chiede, quindi, sia alle aziende farmaceutiche che alle agenzie sanitarie governative, di produrre, approvare, distribuire ed offrire vaccini eticamente accessibili che non creino problemi di coscienza, né agli operatori sanitari, né ai vaccinandi stessi” (punto 3).
Tale assunto, del resto, è pienamente coerente con quanto la P.A.V. aveva già espresso a chiare lettere nel pronunciamento del 5/06/2005: “L’uso di vaccini la cui produzione è collegata all’aborto procurato costituisce almeno una cooperazione materiale passiva mediata remota all’aborto, e una cooperazione materiale passiva immediata alla loro commercializzazione. Inoltre, sul piano culturale, l’uso di tali vaccini contribuisce a creare un consenso sociale generalizzato all’operato delle industrie farmaceutiche che li producono in modo immorale. (….) In ogni caso, permane il dovere morale di continuare a lottare e di usare ogni mezzo lecito per rendere difficile la vita alle industrie farmaceutiche che agiscono senza scrupoli etici”.
Ciò premesso chiedo a te, direttore: perché nelle prese di posizione pubbliche di pastori e di fedeli con importanti responsabilità ecclesiali (comprese le tue) non si è mai ricordato – almeno ch’io sappia – questo preciso “dovere morale” e, soprattutto, non lo si è messo concretamente e contestualmente in pratica, ma ci si è preoccupati esclusivamente di favorire la vaccinazione senza tuttavia avvertire minimamente i fedeli degli interrogativi che l’uso di diversi vaccini anti-Covid-19 pone, oggettivamente, alla coscienza morale di ogni cattolico?
3) A don Pasolini è stato rimproverato di aver affermato una sicura correlazione fra la produzione dei vaccini anti-Covid-19 – in particolare del vaccino “Astrazeneca” – e l’utilizzo, a tal fine, di organi prelevati da feti abortiti ancora vivi (quali fegato, cuore, polmoni, ecc.), poi venduti ad aziende che sperimentano e producono i vaccini stessi.
Di tale assunto il parroco di San Rocco – ch’io sappia – non ha offerto una verificabile documentazione (e sta qui, verosimilmente, il suo errore o la sua imprudenza, per quanto probabilmente involontarie).
Ma mentre si scatenava, contro don Pasolini, una vergognosa e persistente gogna mediatica da parte di testate giornalistiche laiche locali e nazionali e, purtroppo, anche di autorevoli responsabili di istituzioni cattoliche (le cui dichiarazioni non posso riportare unicamente per limiti di spazio), non vi è stato nessuno – né nella nostra chiesa diocesana, né in quella italiana – che abbia sentito il dovere di ricordare una verità tanto aberrante quanto inequivocabilmente accertata da anni: quella del fiorente e turpe “business degli orrori” che laboratori, cliniche mediche ed industrie farmaceutiche, negli Stati Uniti così come in altre parti del mondo, fanno sistematicamente con i “tessuti fetali” (chiamiamoli così!) estratti anche da feti umani ancora vivi (sic!).
Chi dubitasse della verità di tale assunto vada a leggersi gli articoli di numerosi giornali americani ed italiani, soprattutto “on line”, che dal 2015 fino ad oggi hanno pubblicato ampi e dettagliati resoconti del contenuto delle 14 video-registrazioni effettuate segretamente dal giovane e coraggioso giornalista “pro life” americano David Daleiden con alti funzionari della più grande e potente organizzazione abortista statunitense – la “Planned Parenthood” -, nonché le conclusioni dell’inchiesta svolta dal Congresso degli Stati Uniti che ha puntualmente accertato la realtà documentata dalle video-registrazioni di Daleiden.
A questa realtà – ripeto: accertata e documentata in un report di ben 471 pagine – faceva verosimilmente riferimento Don Paolo Pasolini nella sua omelia del 21 marzo u.s..
Ma chi non si è stracciato le vesti pubblicamente di fronte ad un simile riferimento, ha tuttavia “scaricato” pubblicamente il nostro Sacerdote relegando le sue affermazioni al campo delle mere “opinioni personali” (e pensando forse, in tal modo, di spegnere rapidamente l’incendio mediatico che nel frattempo, invece, andava divampando).
4) Ciò che in tutta questa vicenda ha fatto più male, almeno allo scrivente, è l’aver constatato come nessuno abbia sentito il bisogno di prendere – pubblicamente – le difese di don Paolo, della sua persona e del suo ministero sacerdotale, mentre veniva ricoperto da una montagna di insulti, di offese umilianti, di vere e proprie diffamazioni che hanno fatto di tutto per screditarlo e ridicolizzarlo davanti agli occhi dei suoi parrocchiani, dei fedeli della nostra Diocesi e di quelli del grande pubblico.
Tutti ricordiamo, purtroppo, la sprezzante conclusione dell’articolo “Don Fake” pubblicato su “La Stampa” dal noto giornalista Massimo Gramellini nei giorni delle più roventi polemiche: “Valà, ignurantaz!.
Direttore, che fine hanno fatto in quei giorni, a livello pubblico e pubblicistico, la nostra fraternità e misericordia cristiane?
Ti ringrazio se vorrai pubblicare questa mia lettera integralmente, anche sull’edizione cartacea del settimanale che dirigi.
Un saluto sempre e sinceramente cordiale.
Roberto Iacuzzi
Caro Roberto, la posizione mia e del giornale che dirigo, come ho scritto ormai tante volte, mi pare molto chiara. Troverai un ulteriore mio intervento nella risposta alla lettera riquadrata sul giornale in uscita giovedì prossimo. Per il resto, come tu dici, il caso ormai è superato e con più calma si può ragionare sui temi da te posti, sui quali siamo sempre intervenuti, sia online sia sull’edizione di carta, sempre compatibilmente con gli spazi a disposizione.
Sul tema vaccini non si contano le prese di posizione sia di papa Francesco che della presidenza della Cei, oltre a quelle di numerosi vescovi, il nostro compreso. Ti ricordo la disponibilità manifestata dalla Diocesi, tra le prime in Italia, per l’eventuale utilizzo di spazi parrocchiali in modo da sostenere la campagna vaccinale in pieno svolgimento.
Ciao.
Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it