Zavoli e don Oreste Benzi. Una prefazione che ci riguarda

Il libro firmato a quattro mani con don Oreste Benzi “Perchè Dio non perde la pazienza – Trenta sorie di santi della porta accanto” (Ed. Ancora – Milano) porta la prefeazione di Sergio Zavoli, riminese come il sacerdote dalla tonaca lisa.

Questa mattina l’ho ripreso in mano, visti i ricordi emersi ieri dopo la notizia della morte del grandissimo giornalista che tutti abbiamo ammirato per stile e bravura.

Ricordo come lo contattai e come lo raggiunsi e la sua immensa disponibilità. Incontrai Zavoli qualche altra rara volta. L’ultima in Senato, durante la presentazione del libro “Madri” curato da Elide Giordani (vedi foto sotto e pezzo a fianco). Anche in quell’occasione fu un incontro con una persona straordinaria che con poche pennellate seppe tratteggiare la figura delle madri romagnole, le azdore, come si direbbe in dialetto.

Riporto qui alcune frasi tratte dalla prefazione del libro scritto con don Benzi, per dire dell’intensità di uno scritto breve, tuttavia per nulla lasciato al caso, nel quale emerge la nostalgia (“abito ancora lontano da te”, “non sono del ramo”) per non essere già pienamente dalle parti di don Oreste. Quelle parti che oggi si sono riunite per sempre.

“Si è santi non solo per amore di Dio. Vivere in un certo modo può già essere un modo per santificarsi, a volte si è più santi in una nascosta, silenziosa, normale testimonianza, che sulle pagine dei calendari. Da un marciapiede a una terra di missione, dall’incontro con una derelitta a quello con il Papa, da una casa-famiglia a una landa da redimere – anzi, da liberare, direbbe lui – don Oreste è a sua volta santo, e lo dico, pur non essendo del ramo, perchè chi è innocente e soccorrevole, ostinato e profetico quanto lui non può non essere toccato da una grazia speciale. Santità come dedizione e gratuità, amore dell’uomo e quindi di Dio, o viceversa, carisma e lavoro, e limpidezza fino alla provocazione e alla protesta. Non oso aggiungere “alla disobbedienza”. Caro don Oreste, io abito ancora lontano da te, ma chi ti vuole bene, ammirandoti senza sorprendersi di nulla, non è già un po’ dalle tue parti?”.