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Papa Francesco: a Confartigianato, “diventare compagni di strada, in mezzo alla cultura dell’indifferenza

"Non scoraggiatevi nell’offrire posti di lavoro e non abbiate timore a includere le categorie più fragili, ossia i giovani, le donne e i migranti”, ha aggiunto il Santo Padre. In 250 da Cesena hanno preso parte all'udienza

Foto gentilmente concessa dalla Confartigianato Cesena

“Nata nel 1946 sulle ceneri della seconda guerra mondiale, la vostra Associazione ha contribuito alla rinascita e allo sviluppo dell’economia nazionale. In questi decenni l’artigianato ha conosciuto notevoli trasformazioni, passando dalle piccole botteghe ad aziende che producono beni e servizi anche su larga scala. L’uso delle tecnologie ha accresciuto le possibilità del settore, ma è importante che non finiscano per sostituire la fantasia dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Le macchine replicano, anche con una rapidità eccezionale, mentre le persone inventano!”. Lo ha sottolineato, stamattina, papa Francesco, ricevendo in udienza, nell’aula Paolo VI, le delegazioni della Confartigianato. “Le vostre attività valorizzano l’ingegno e la creatività umana”, ha osservato il Pontefice, sottolineando, in particolare, “quanto il vostro lavoro sia connesso con tre membra del corpo: le mani, gli occhi e i piedi”. All'udienza hanno preso parte in 250 da Cesena. 

Innanzitutto, le mani. “Il lavoro manuale rende partecipe l’artigiano dell’opera creatrice di Dio. Fare non equivale a produrre. Mette in gioco la capacità creativa che sa tenere insieme l’abilità delle mani, la passione del cuore e le idee della mente. Le vostre mani sanno realizzare moltissime cose che vi rendono collaboratori di Dio”, ha evidenziato il Santo Padre, esortando: “Benedite e ringraziate il Signore per il dono delle mani e per il lavoro che vi consente di esprimere”. Francesco ha rilevato: “Sappiamo che non tutti hanno questa fortuna: c’è chi sta con le mani in mano, c’è chi è disoccupato e chi è in cerca di occupazione. Tutte situazioni umane che hanno bisogno di essere guarite”. A volte, ha aggiunto, “capita anche che le vostre aziende siano in ricerca di personale qualificato e non lo trovino: non scoraggiatevi nell’offrire posti di lavoro e non abbiate timore a includere le categorie più fragili, ossia i giovani, le donne e i migranti”. Poi un ringraziamento “per il contributo che date per abbattere i muri dell’esclusione verso chi ha gravi disabilità o è invalido magari proprio a causa di un incidente sul lavoro, verso chi è tenuto ai margini e sfruttato. Ogni persona va riconosciuta nella sua dignità di lavoratrice e lavoratore. Non tarpiamo mai le ali ai sogni di chi intende migliorare il mondo attraverso il lavoro e servirsi delle mani per esprimere sé stesso”.

“L’artigiano ha uno sguardo originale sulla realtà. Ha la capacità di riconoscere nella materia inerte un capolavoro prima ancora di realizzarlo. Quello che per tutti è un blocco di marmo, per l’artigiano è un elemento di arredo; quello che per tutti è un pezzo di legno, per un artigiano è un violino, una sedia, una cornice! L’artigiano arriva prima di tutti a intuire il destino di bellezza che può avere la materia. E questo lo avvicina al Creatore”., ha aggiunto Bergoglio mettendo a fuoco la seconda parte del corpo connesso al lavoro artigianali: gli occhi.

Nel Vangelo di Marco, ha ricordato il Pontefice, “Gesù è definito ‘il falegname’ (6,3): il figlio di Dio è stato artigiano, ha imparato il mestiere da San Giuseppe nella bottega di Nazaret. Ha vissuto per diversi anni tra pialle, scalpelli e attrezzi di carpenteria. Ha imparato il valore delle cose e del lavoro”. Il Santo Padre ha, quindi, osservato: “Il consumismo ha diffuso una brutta mentalità: la mentalità dell’’usa e getta’. Ma il creato non è una somma di cose, è dono, ‘un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode’ (enciclica Laudato si’, 12). E voi artigiani ci aiutate ad avere occhi diversi sulla realtà, a riconoscere il valore e la bellezza della materia che Dio ha messo nelle nostre mani”.

“I piedi. Le mani, gli occhi… e ora i piedi”, ha proseguito il Pontefice su “tre membra del corpo: le mani, gli occhi e i piedi” a cui è connesso il lavoro dell’artigiano. “I prodotti che escono dalle vostre attività camminano per il mondo intero e lo abbelliscono, rispondendo ai bisogni della gente – ha evidenziato Francesco -. L’artigianato è una strada per lavorare, per sviluppare la fantasia, per migliorare gli ambienti, le condizioni di vita, le relazioni. Per questo mi piace pensarvi anche come artigiani di fraternità. La parabola del buon samaritano (cfr Lc 10,29-37) ci ricorda questo artigianato delle relazioni, del condividere insieme. Il samaritano si è fatto prossimo, si è chinato e ha rialzato l’uomo ferito rimettendolo in piedi e ungendolo di dignità attraverso i gesti della cura”. Così “la parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune”, ha detto il Santo Padre, riprendendo l’enciclica “Fratelli tutti”, al n. 67. “I nostri piedi ci consentono di incontrare molte persone cadute lungo la strada: attraverso il lavoro possiamo permettere loro di camminare con noi. Possiamo diventare compagni di strada, in mezzo alla cultura dell’indifferenza. Ogni volta che facciamo un passo per avvicinarci al fratello, diventiamo artigiani di una nuova umanità”, ha sottolineato Francesco.

“Vi incoraggio a essere artigiani di pace in un tempo in cui le guerre mietono vittime e i poveri non trovano ascolto. Le vostre mani, i vostri occhi, i vostri piedi siano segno di un’umanità creativa e generosa. E il vostro cuore sia sempre appassionato della bellezza”, l’invito del Papa, che ha concluso: “Grazie per il bene che realizzate. Vi affido alla protezione di San Giuseppe, che custodisca voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro. Vi benedico di cuore. E vi chiedo per favore di pregare per me”.

Fonte: Sir
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