Viaggio apostolico
Papa in Bangladesh: a un gruppo di profughi Rohingya, “la vostra tragedia è molto dura, chiedo perdono”
“La vostra tragedia è molto dura e grande, ma vi diamo spazio nel cuore. A nome di tutti quelli che vi hanno perseguitato, che vi hanno fatto del male, chiedo perdono”. Con queste parole papa Francesco si è rivolto, al termine dell’incontro interreligioso sulla pace, a un gruppo di profughi Rohingya, fuggiti dal Myanmar, come riferito da Radio Vaticana.
![Dhaka, 1 dicembre: viaggio apostolico di papa Francesco in Myanmar e Bangladesh (26/11 – 2/12), incontro interreligioso ed ecumenico per la pace. Foto Sir. Copyright: Servizio Fotografico L'Osservatore Romano Dhaka, 1 dicembre: viaggio apostolico di papa Francesco in Myanmar e Bangladesh (26/11 – 2/12), incontro interreligioso ed ecumenico per la pace. Foto Sir. Copyright: Servizio Fotografico L'Osservatore Romano](/var/cesenate/storage/images/dal-mondo/papa-in-bangladesh-a-un-gruppo-di-profughi-rohingya-la-vostra-tragedia-e-molto-dura-chiedo-perdono/1986196-1-ita-IT/Papa-in-Bangladesh-a-un-gruppo-di-profughi-Rohingya-la-vostra-tragedia-e-molto-dura-chiedo-perdono_articleimage.jpg)
“La vostra tragedia è molto dura e grande, ma vi diamo spazio nel cuore. A nome di tutti quelli che vi hanno perseguitato, che vi hanno fatto del male, chiedo perdono”. Con queste parole papa Francesco si è rivolto, al termine dell’incontro interreligioso sulla pace, a un gruppo di profughi Rohingya, fuggiti dal Myanmar, come riferito da Radio Vaticana. “Anche questi fratelli e sorelle – ha detto Francesco – sono l’immagine del Dio vivente. Una tradizione della vostra religione dice che Dio ha preso dell’acqua e vi ha versato del sale, l’anima degli uomini. Noi tutti portiamo il sale di Dio dentro. Anche questi fratelli e sorelle”. “Mi appello al vostro cuore grande – ha aggiunto il Pontefice parlando a braccio – perché sia capace di accordarci il perdono che chiediamo. Continuiamo a stare vicino a loro perché siano riconosciuti i loro diritti. Non chiudiamo il cuore, non guardiamo dall’altra parte. La presenza di Dio oggi si chiama anche Rohingya. Ognuno – ha concluso – ha la sua risposta”.
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