Viaggio apostolico
Papa in Myanmar: oggi è il giorno degli incontri ufficiali
Questa mattina papa Francesco, prima della celebrazione della Santa Messa in privato, ha incontrato in arcivescovado i leader religiosi del Myanmar. Lo riferisce la sala stampa vaticana, informando che dopo il pranzo, il Papa si è trasferito in auto all’aeroporto internazionale di Yangon da dove, alle 14 locali (8,30 ora di Roma), è decollato a bordo di un B737 della MAI (Myanmar Airways International) alla volta di Nay Pyi Taw.
Questa mattina papa Francesco, prima della celebrazione della Santa Messa in privato, ha incontrato in arcivescovado i leader religiosi del Myanmar. Lo riferisce la sala stampa vaticana, informando che dopo il pranzo, il Papa si è trasferito in auto all’aeroporto internazionale di Yangon da dove, alle 14 locali (8,30 ora di Roma), è decollato a bordo di un B737 della MAI (Myanmar Airways International) alla volta di Nay Pyi Taw. Al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Nay Pyi Taw, Papa Francesco è accolto da un ministro delegato del presidente. Quindi si reca in auto al palazzo presidenziale dove, nel piazzale antistante, alle ore 15.50 locali (10.20 ora di Roma), ha luogo la cerimonia di benvenuto in Myanmar. Dopo l’esecuzione degli inni, gli onori militari e la presentazione delle rispettive Delegazioni, Papa Francesco e il presidente della Repubblica dell’Unione del Myanmar, Htin Kyaw, entrano nel palazzo presidenziale per la visita di cortesia. Il Papa firma il Libro d’Onore. Quindi, nella Credentials Hall, al pianterreno, si svolge l’incontro privato che si conclude con la presentazione dei familiari e lo scambio dei doni. Al termine, il presidente accompagna Papa Francesco nella Sala del Corpo diplomatico per l’incontro con il Consigliere di Stato e ministro degli Affari Esteri, Aung San Suu Kyi, insignita nel 1991 del Premio Nobel per la pace. Successivamente, il Santo Padre si trasferisce in auto al Myanmar International Convention Center per l’incontro con le autorità, con la società civile e con il corpo diplomatico.
“Il futuro del Myanmar dev’essere la pace, una pace fondata sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni membro della società, sul rispetto di ogni gruppo etnico e della sua identità, sul rispetto dello stato di diritto e di un ordine democratico che consenta a ciascun individuo e ad ogni gruppo – nessuno escluso – di offrire il suo legittimo contributo al bene comune”. Ne è convinto il Papa, che durante l’incontro con le autorità – pur senza menzionare esplicitamente i rohingya – ha affermato che “l’arduo processo di costruzione della pace e della riconciliazione nazionale può avanzare solo attraverso l’impegno per la giustizia e il rispetto dei diritti umani”. “La sapienza dei saggi ha definito la giustizia come la volontà di riconoscere a ciascuno ciò che gli è dovuto, mentre gli antichi profeti l’hanno considerata come il fondamento della pace vera e duratura”, ha fatto notare Francesco: “Queste intuizioni, confermate dalla tragica esperienza di due guerre mondiali, hanno portato alla creazione delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo come base per gli sforzi della comunità internazionale di promuovere in tutto il mondo la giustizia, la pace e lo sviluppo umano e per risolvere i conflitti mediante il dialogo e non con l’uso della forza”. In questa prospettiva, la presenza del Corpo diplomatico, per il Papa, “testimonia non solo il posto che il Myanmar occupa tra le nazioni, ma anche l’impegno del Paese a mantenere e osservare questi principi fondamentali”.
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