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Nei ritratti di Marco Onofri "un investimento per capire cos'è successo nei giorni dell'alluvione"

Presentato il volume, la vicepresidente Irene Priolo si commuove. "Quel che conta. Dieci ritratti a un anno dall'alluvione in Emilia Romagna"

a sinistra Irene Priolo, al centro Michele Smargiassi, a destra Marco Onofri

La vicepresidente della Regione Emilia Romagna Irene Priolo in lacrime ricorda a un anno dall’alluvione, si commuove e lancia un monito alla politica che “ha perso un‘occasione per mostrarsi unita”, riferendosi all’evento tragico che ha colpito la Romagna il 16 e il 17 maggio dell’anno scorso.

Stamane in Regione è stato presentato il volume “Quel che conta – Dieci ritratti a un anno dall’alluvione in Emilia-Romagna”, con le fotografie di Marco Onofri, la prefazione di Daria Bignardi, i testi a cura dell’Agenzia di informazione e comunicazione della Regione. All’evento hanno partecipato la vicepresidente, il fotografo cesenate e Michele Smargiassi, giornalista di riferimento per la fotografia nel panorama italiano, che ha condotto il dialogo cui è poi seguita l’inaugurazione di una mostra fotografica, sempre dedicata al volume, allestita presso il ballatoio di viale Aldo Moro, 52 a Bologna. 

L’intendo di questo lavoro era quello di mostrare, un anno dopo, il coraggio di quei giorni e la forza di questi mesi, attraverso le parole e i volti di chi ha vissuto e si è rialzatodopo l’alluvione.

“Un lavoro privo di quella retorica in cui sarebbe stato facile cadere, con le foto delle macerie, eccetera… e mostra invece i sorrisi delle persone che si rialzano dalla tragedia” ha commentato Michele Smargiassi con riferimento ai ritratti di Marco Onofri che aveva tre scatti per raccontare ciascuna delle storie che compongono il volume.

Come ha fatto a scongiurare lo stereotipo e come si è posto con le persone? ha chiesto Smargiassi al fotografo, noto in particolare proprio per le foto ritratto per le quali è molto richiesto. “Mi sono messo in ascolto delle persone, con enorme rispetto, e mi sono lasciato influenzare dal loro racconto per poter poi scattare. Sono andato a incontrare le persone, non a fotografare… Dei tre scatti che avevo a disposizione, uno era sempre dedicato allo sguardo”.

Questo libro è un investimento – ha detto la vicepresidente  -. Dev’essere una lezione per la politica. Abbiamo vissuto giornate terribili, ma non stiamo imparando fino in fondo quello che conta da ciò che è successo. I cittadini lo percepiscono e se vedono nei politici un conflitto che non risolve il problema, significa che non abbiamo imparato… stiamo mancando un’occasione. Davanti a un dramma come questo dovremmo superare tutte le divisioni, raggiungere ciò che i cittadini hanno raggiunto da soli, basandosi sulle loro stesse forze. Io ho la percezione di questa come un’occasione mancata enorme, questa alluvione non è stata un simbolo dell’unità nazionale… mi dispiace… Lo ritengo una mancanza di rispetto per una terra che si è sollevata da sola e non ha guardato alle divisioni, gente che ha percorso 180 km a piedi per salvare gli animali e le cose…. noi siamo molto assenti da questo piano umano. Se mi chiedete il bilancio di un anno dall’alluvione, se mi chiedete cosa stiamo facendo vi so dire di 23 cantieri,  di 81 mila frane, cosa fanno e come si muovono e i dati sono necessari per mantenere la razionalità… Io ho impiegato un mese per piangere (pausa e commozione) … e l’ho fatto..”.

E poi ancora, ha detto Priolo “la politica non si emoziona più, ma è un dramma, non viviamo i sentimenti. Io ho impiegato un mese a piangere perché in quel mese non potevo, ero preoccupata per i miei dipendenti, per i miei cittadini, per quello che poteva succedere…. Oggi sembra tutto come prima, ma bisogna sapere cos’è successo… questa è poesia, e la poesia entra nell’anima e noi abbiamo bisogno di rimanere dentro a quello che è successo, mentre ci siamo estraniati….Per questo motivo questo libero è un investimento. Oggi se qualcuno si reca sui posti dell’alluvione, sembra tutto come prima, ma bisogna sapere cos’è successo… queste immagini sono poesia, questo volume è poesia, la poesia entra nell’anima e noi abbiamo bisogno di rimanere dentro a quello che è successo, mentre ci siamo estraniati…”.

“Bisogna incontrare le persone e sopportare la loro rabbia – ha continuato ancora Irene Priolo - sapere che abbiamo la responsabilità di questa rabbia. Qui non siamo solo sul piano istituzionale, ma della responsabilità umana…”.

È passato un anno ma non abbiamo ancora fatto il debriefing di questo evento, perché non è ancora concluso, ha aggiunto Priolo. “Ed è un bene che i debriefing avvengano a distanza – bisogna astrarsi e guardare oggettivamente l’accaduto, capire in profondità dove la politica ha sbagliato e dove ci possiamo migliorare. Scendo dagli steccati della burocrazia cui la legge chi chiede di attenerci come pubblici amministratori, per poter leggere le cose dal punto di vista di chi le ha vissute”.

E infine…. “l’alluvione in Brasile in questi giorni ha visto cadere 150 mm di pioggia in un giorno….da noi abbiamo superato i 600 in 48 ore e 17 vittime... siamo sempre molto bravi nelle emergenze, non abbiamo mai contato quante sono state le persone salvate da noi, quelle che si sono salvate da sole, ciò che abbiamo scongiurato… . dobbiamo avere il coraggio di quell’unione collettiva che abbiamo visto nei cittadini e doveva darci più insegnamenti”.

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