Monsignor Viganò chiamato davanti al Dicastero per la dottrina della fede

“Dispiace tantissimo, perché io l’ho sempre apprezzato come un grande lavoratore e molto fedele alla Santa Sede. Era un esempio, anche quando è stato nunzio apostolico (negli Stati Uniti, ndr) ha lavorato estremamente bene. Cosa sia successo, non lo so”. Lo ha detto oggi il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, commentando la notizia di monsignor Carlo Maria Viganò, convocato oggi dal Dicastero della dottrina della fede per rispondere dell’accusa di scisma.

“Se è stato chiamato davanti al Dicastero per la dottrina della fede per rispondere del delitto di scisma”, ha detto il cardinale a margine della presentazione dell’opera “Il cardinale Celso Costantini e la Chiesa”, alla Pontificia Università Urbaniana, “ha assunto alcuni atteggiamenti a cui è evidente che debba rispondere. Mi pare sia normale che il Dicastero abbia preso in mano la situazione e che stia svolgendo le ricerche necessarie per approfondire la questione”.

Sul tema del libro, per Parolin il cardinale Costantini “è stato in grado di esprimersi in diversi linguaggi – pastorale, diplomatico, artistico e politico – i quali in soli 11 anni gli hanno permesso di compiere gesti storici di valore altamente profetico in terra cinese”. Quella di Costantini, per il cardinale, è stata “una scelta radicale della Cina come seconda patria, che non ha più abbandonato”, avviando così le relazioni tra la Santa Sede e la Cina tramite un processo che è culminato nel 1946, con le piene relazioni diplomatiche.

Interpellato su un possibile viaggio di papa Francesco in Cina, il cardinale ha risposto: “Certamente il Papa è disponibile, desidera andare in Cina. Lo ha detto moltissime volte. Non mi sembra però che per ora esistano le condizioni”.