Padre Occhetta (Civiltà Cattolica): “il modello della giustizia riparativa per risolvere conflitti ambientali o sociali”
L'azione pastorale della Chiesa può favorire la "giustizia riparatrice" nei diversi territori, facendosi carico dei conflitti tra ambiente è lavoro. Ne è convinto il gesuita Francesco Occhetta de "La civiltà cattolica".
![Uno scatto d'archivio di padre Occhetta a Cesena Uno scatto d'archivio di padre Occhetta a Cesena](/var/cesenate/storage/images/dalla-chiesa/padre-occhetta-civilta-cattolica-il-modello-della-giustizia-riparativa-per-risolvere-conflitti-ambientali-o-sociali/2328670-1-ita-IT/Padre-Occhetta-Civilta-Cattolica-il-modello-della-giustizia-riparativa-per-risolvere-conflitti-ambientali-o-sociali_articleimage.jpg)
“La pastorale sociale e del lavoro potrà essere promotrice di una cultura ‘ecologica integrale’, diventando capace di farsi carico dei conflitti tra ambiente e lavoro?”. Se lo chiede padre Francesco Occhetta, scrittore del “La Civiltà Cattolica” che in un articolo pubblicato sul numero di maggio presenta alcune esperienze, come quelle delle diocesi di Milano, Padova, Vercelli e Taranto, e un metodo che, a partire dal modello della giustizia riparativa, permette di attraversare e risolvere i conflitti.
“Ogni territorio è chiamato a gestire la propria ‘Terra dei fuochi’, fatta di fiumi inquinati, discariche a cielo aperto, pozzi petroliferi, rifiuti tossici, nuove infrastrutture da costruire in ambienti già compromessi”, spiega infatti p. Occhetta ricordando che “le Chiese locali sono chiamate a un’azione pastorale equilibrata, per non rinchiudersi nel silenzio o assumere posizioni aggressive”.
“Senza la dimensione della fede – rileva – l’azione diventerebbe ideologica; senza la costruzione della giustizia, la testimonianza cristiana si limiterebbe alla gestione del culto”. “Per la pastorale sociale, il discernimento è l’arte di vagliare, distinguere princìpi, dati scientifici e il sentire storico di una cultura, per individuare quali comportamenti sono ecologici”, ricorda il gesuita per il quale gli Uffici per la pastorale sociale e del lavoro possono diventare “luoghi di incontro in cui fare esperienza di dinamiche di discernimento comunitario” e “di ospitalità e di formazione alla ricomposizione dei conflitti”. Oltre che “spazi di incontro, di mediazione e di promozione dei legami sociali per tutto il territorio”.
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