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Triduo pasquale. Celebrata la Passione di Cristo presieduta dal vescovo Douglas. "Il buio della notte prelude alla luce della Risurrezione"

Domani dalle 20,45 andrà in onda un messaggio di Pasqua che il vescovo ha inteso rivolgere a tutta la Diocesi. Il testo integrale della riflessione di questa sera

Un'immagine della celebrazione di questa sera. Foto Pier Giorgio Marini

Proseguono i riti della Settimana Santa, senza partecipazione di popolo, come prevedono le norme in materia di Coronavirus. 

Poco fa si è conclusa la celebrazione della Passione del Signore presieduta dal vescovo Douglas, trasmessa anche questa in diretta sulla pagina Facebook del nostro giornale come lo saranno le celebrazioni di domani sera e domenica mattina, giorno di Pasqua di Resurrezione.

Sull'altare con monsignor Regattieri, tra gli altri, il parroco della Cattedrale don Giordano Amati, i canonici don Piero Altieri e don Ernesto Giorgi, i diaconi Luciano Veneri e Valder Gimelli. Al servizio liturgico erano presenti don Marco Muratori e don Simone Farina.

Domani, Sabato santo, 11 aprile, ci sarà la Veglia pasquale dalla Cattedrale con inizio alle 21. 

Domani dalle 20,45 andrà in onda un messaggio di Pasqua che il vescovo ha inteso rivolgere a tutta la Diocesi.

Domenica 12 aprile alle 11, giorno di Pasqua, la Messa sarà trasmessa dalla Concattedrale di Sarsina.

Di seguito il testo integrale della riflessione proposta dal vescovo questa sera.

Ancora la notte. Seguiamo la narrazione di san Giovanni.

1. La notte del tradimento

Ha come protagonista Giuda. La parola tradimento  cammina insieme con intimità. Sembra stano, ma è così. Uno psicanalista moderno scrive: “Il traditore non è mai l’estraneo ma, come insegna Gesù, colui che mette la mano nel piatto dove mangiamo. Non esiste tradimento se non esiste prossimità fra il traditore e il tradito. Non esiste un vero tradimento che non sia il tradimento del più prossimo: dell’allievo verso il suo maestro o del maestro verso il suo allievo, del figlio verso il padre o  del padre verso il figlio, dell’amato verso l’amata o dell’amata verso l’amato. Si può insomma tradire solo chi ha veramente riposto in noi la sua fiducia, solo chi ci ha riconosciuto essenziale per la sua vita: il proprio maestro, il proprio amico, la propria donna, il proprio uomo”(M. Racalcati). E – dico io – il traditore usa uno strumento tipico della prossimità: il bacio! E Gesù mentre Giuda lo bacia, lo chiama ‘Amico’ (Cfr Mt 26, 50). In Giuda ci siamo ciascuno di noi, così vicini e prossimi al Signore! Ma Gesù non si smentisce. Per lui noi siamo,  anche se traditori, suoi amici!

 

2. La notte del rinnegamento

Questa è anche la notte che ha come protagonista Pietro. In lui la notte assume le caratteristiche di una lotta. Conoscere e sapere la verità e negarla al tempo stesso. Pietro vive questo dramma; sa chi è Gesù; è stato con lui circa tre anni; non è vero che non lo conosce: La giovane portinaia disse a Pietro: "Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?". Egli rispose: "Non lo sono" (Gv 18, 17). Questo “Non lo sono” di Pietro, qualche  commentatore  lo rapporta al “Io sono” di Gesù, tante volte ripetuto nel vangelo di Giovanni. Qui appare la abissale distanza, la enorme  differenza tra Gesù e Pietro: Gesù è, Pietro non è!Tra l’altro Pietro aveva persino promesso che sarebbe morto per lui! (Cfr Gv 13, 37).Eppure rinnega la verità, non la riconosce, non l’accetta; Giovanni, qui, presenta il dramma del rifiuto di Gesù, già annunciato all’inizio del suo vangelo: ”Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Gv 1,11). Chi più di Pietro è uno dei suoi? Eppure i suoi non l’hanno riconosciuto!

E la Chiesa qui si ritrova; in Pietro, si riconosce. Non parlo dei lontani, degli atei, degli indifferenti. Parlo di noi, della Chiesa. Essa sa di dover portare la verità a questo mondo malato e spesso sente di essere sola e per questo i suoi figli – tanti, troppi – rinnegano la verità, di fatto; per codardia, per pigrizia, per accidia, per cedimento al mondo adattandosi ai suoi criteri. In Pietro che rinnega la verità c’è ciascuno di noi che sa chi è Gesù; ma non sempre lo riconosce; fa finta di non averlo mai incontrato.

 

3. La notte della morte

Questa è la notte della morte. Ha come protagonista Gesù. Gesù muore alle tre, in pieno giorno.  Ma -  lo affermano i sinottici – al momento della sua morte si fece buio su tutta la terra (cfr Lc 23, 44; Mc 15, 33; Mt 27, 45). Si fece notte. E’ non solo il buio meteorologico, ma il buio interiore di Gesù che proprio pochi minuti prima aveva gridato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, iniziando così a recitare il salmo 22. E’ la notte della morte che Gesù sente ormai vicina. E ha paura. Chi non ha paura della morte? A noi proprio in questo tempo è stato fatto questo appello: non so come ognuno di noi ha risposto: la morte sta per avvicinarsi, forse ti è passata accanto; per tanti è venuta. E tu: sei pronto? Ad accoglierla? Non dico: ad amarla e a desiderarla. Nessuno può amare e desiderare la morte! La morte è dura, si presenta sempre in abiti tristi, col volto duro e oscuro. La morte porta con sé il buio della notte. Il tentativo dell’epoca moderna di volerla rimuovere dalla vita sociale è destinato a fallire.  L’angoscia della morte - come afferma il filosofo Heidegger– è proprio questo: più la rimuovi e più riemerge prepotente nella vita di tutti, di ciascuno, prima o poi.

Eppure una possibilità c’è di vivere la morte con serenità. E questa possibilità sta solo nella forza della fede. Il sapersi nell’abbraccio di Dio e nella sua luce dà a chi si affida la capacità di poter dire con il salmo: “Nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce” (Sal 139, 12).

Valga a motivo di conforto un pensiero del Concilio Vaticano II che, parlando dell’uomo e della morte, ha scritto: “la Chiesa, (…) Insegna che la morte corporale, (…) sarà vinta un giorno, quando l'onnipotenza e la misericordia del Salvatore restituiranno all'uomo la salvezza perduta per sua colpa. Dio infatti ha chiamato e chiama l'uomo ad aderire a lui con tutto il suo essere, in una comunione perpetua con la incorruttibile vita divina. Questa vittoria l'ha conquistata il Cristo risorgendo alla vita, liberando l'uomo dalla morte mediante la sua morte (Gaudium et spes, 18).

E così il buio della notte della morte prelude alla luce della risurrezione che domani, nella notte, celebreremo con rinnovata gioia.

 

 

 

 

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Triduo pasquale. Celebrata la Passione di Cristo presieduta dal vescovo Douglas. "Il buio della notte prelude alla luce della Risurrezione"
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