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Udienza da papa Francesco. La voce dei pellegrini: "Ci siamo sentiti in comunione"
Il Papa si è fermato ad ascoltare il coro diocesano "Alma canta" che ha intonato anche "Romagna mia". Pierpaolo Bravin. "Pio VII, un Papa che ha molto da dire a noi anche oggi"
C’è il sole a illuminare piazza San Pietro e le migliaia di persone – duemila nel complesso, 800 da Cesena-Sarsina – che hanno salutato poco fa papa Francesco nell’udienza in aula Nervi. (cfr pezzi a fianco)
Tra chi ha avuto l’opportunità di salutarlo personalmente ci sono Giorgia Ravaioli e Gennaro Bucci (foto qui sotto), rispettivamente neo eletti segretaria e presidente dell’Azione Cattolica diocesana. “È stato un onore e un privilegio poter salutare personalmente papa Francesco – sorride Giorgia, della parrocchia di Sant’Egidio di Cesena – oltre a una grossa emozione. Ed è stato bello avergli potuto dare appuntamento a giovedì 25 aprile, quando in occasione dell’incontro nazionale di Azione Cattolica lo incontreremo di nuovo qui. Tra pochi giorni, saremo qui in circa 150 soci dell’Ac di Cesena-Sarsina”. Gennaro Bucci, presidente di Ac, è della parrocchia di San Paolo: “Ho sentito un forte senso di comunione. Mi sono sentito accolto e sullo stesso piano di Francesco, allo stesso livello. Insieme a noi, oggi abbiamo portato il saluto di tutti i soci dell’Ac diocesana”.
Fiorenza Venturi e Marco Del Vecchio, sposi della parrocchia di Case Finali, sono tra i 60 coristi del coro diocesano “Alma Canta” che ha aperto l’udienza della mattina e nel pomeriggio animerà i canti durante la celebrazione nella basilica di San Pietro. Il coro “Alma Canta” è nato 10 anni fa in occasione di un workshop promosso a Cesena dal gruppo Gen Verde del movimento dei Focolari. Ed è stato proprio il brano “Mi alma canta” che hanno dedicato in particolare a papa Francesco, che li ha ascoltati attento e fermo sulla sua carrozzina (foto qui sotto).
“È il canto del Magnificat in lingua spagnola, ed è dedicato a Maria. Come Maria, vogliamo cantare e glorificare i doni del Signore – sono le parole di Fiorenza -. È stata tanta la commozione ed emozione di cantarlo davanti al Papa che ci ha accolto, si è fermato e poi ha fatto segno di ‘ok’ con la mano. Ho sentito il soffio dello Spirito Santo ad aiutarci, nello scenario così suggestivo dell’aula Nervi, tutti insieme, segno e presenza di una Chiesa che vuole essere unita e chiede la pace. E’ nostra speranza che il canto alimenti il desiderio di comunione nella Chiesa e fra gli uomini, come ha detto il Papa”. Sono stati diversi i brani cantati dal coro. Non è mancato il “Romagna mia” intonato da tutti i pellegrini. Il coro è stato invitato un mese fa a partecipare nell’animazione del pellegrinaggio diocesano: “Ora diciamo con tanta gioia: ce l’abbiamo fatta, nonostante il ridotto tempo a disposizione per fare le prove – prosegue Fiorenza -. Con nel cuore le coriste Milva e Raffaella che in questi anni sono decedute. Abbiamo cantato forte i brani che anche loro ci hanno insegnato. Anche questa è la forza e bellezza della comunione”.
Tra i duemila pellegrini, l’entusiasmo e l’”Evviva il Papa” di Pierpaolo Bravin, si sono ben distinti nella distesa dell’aula. Sciarpa del Cesena al collo, è lui a sventolare il fazzolettone giallo all’ingresso in aula di papa Francesco. “A volte pensiamo a Pio VII come a un Papa del passato, e invece ha molto da dire, oggi – sono le prime parole di Bravin -. Quello che ha sofferto sotto l’oppressione di Napoleone, con la preoccupazione di custodire l’unità della Chiesa, è la stessa cosa che sta facendo papa Francesco ora. Siamo in un tempo di aggressione ideologica anche oggi. Le divisioni e il chiacchiericcio a livello anche di comunità diocesana, come ha sottolineato papa Francesco, credo che molto dipenda dall’attacco alla Chiesa”. “Mi sono preparato al pellegrinaggio di oggi. Ho letto della vita e delle opere di papa Pio VII, e ho molto apprezzato la misericordia che ha usato nei confronti del suo oppressore. L’unico capace di misericordia è nostro Signore, e il Papa lo ha emulato. Mi ha colpito il passaggio conclusivo di papa Francesco, dove ha ricordato che gli oppressori di Pio VII non sono stati puniti, con l’invito affinché cresca lo stile di mansuetudine e la disponibilità al sacrificio. Mansueti, ma furbi come serpenti. È la furbizia evangelica”.
Nella foto qui sotto papa Francesco saluta i fedeli che si sporgono per toccargli mano
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