Editoriale

stampa

L'editoriale della settimana

Siamo all’8 marzo 2024 e di parità ormai si rischia di parlare solo a livello formale. Mentre di sostanziale c’è che le donne spesso, a parità di mansioni, guadagnano meno degli uomini e sono troppo spesso costrette a scegliere tra lavoro e famiglia

Non avremmo mai pensato, in questo inizio 2024, di dover assistere a certe scene. Ci hanno portato alla mente i momenti drammatici degli anni ’70 e ’80, ma il contesto di questi nostri anni è del tutto diverso

Ci si presentano tempi durissimi. Nelle scuole non ci sono più gli iscritti. Se non ci fossero i figli degli immigrati, molte classi sarebbero deserte. Le nascite si sono tanto rarefatte che si rischia una vera e propria crisi di sistema. Le politiche che riguardano la famiglia e in particolare il sostegno alla natalità sono simili a quelle ambientali: ci vogliono decenni perché producano effetti

Basta morti. Basta odiarsi. Basta combattere, gettare bombe dall’alto e dai cannoni dei panzer che invadono il terreno, distruggendo quello che trovano sul loro cammino

Un tempo le nostre nonne ci invitavano a fioretti e rinunce per farci comprendere che occorreva prepararsi a dovere alla Resurrezione di nostro Signore. I tempi sono cambiati

I dati degli ultimi due anni sono implacabili. Dopo la pandemia sono arrivati prima la crisi energetica e poi i conseguenti rincari su tutte le materie prime. I numeri dicono che non solo diminuiscono i redditi, nel nostro Paese, ma anche la ricchezza, quell’accumulo di patrimonio in cui per tradizione gli italiani sono campioni

Fare il giornalista significa rispondere a una vocazione. Un po’ come accade al medico, «che sceglie di amare l’umanità curandone le malattie»

I potenti della terra decidono il destino di intere popolazioni. Un’ingiustizia che si aggiunge a un’epoca in cui le disuguaglianze si ampliano sempre di più. Le distanze sono diventate ormai incolmabili e a chi non ha ormai più nulla viene spesso sottratta anche la speranza

Questo appuntamento settimanale diventa sempre di più una piazza in cui ci si conosce, ci si ritrova e ci si confronta. E si discute pure, perché questo non è lo spazio di chi lo confeziona, ma appartiene alla comunità di un territorio, oggi di tre Diocesi insieme

Sono passati 800 anni dal primo presepe di Greccio