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Carità e giustizia

L’inflazione ha battuto forte, negli ultimi due anni. I tassi a zero avevano fatto intendere a molti che i prezzi potessero rimanere invariati per sempre. Invece, prima il Covid, poi altre contingenze internazionali negative hanno fatto schizzare i prezzi all’insù

Carità e giustizia

L’inflazione ha battuto forte, negli ultimi due anni. I tassi a zero avevano fatto intendere a molti che i prezzi potessero rimanere invariati per sempre. Invece, prima il Covid, poi altre contingenze internazionali negative hanno fatto schizzare i prezzi all’insù. Si è parlato di aumenti medi del 10 per cento e anche oltre.

In tutto questo cambiamento repentino, a rimetterci sono stati tutti quelli che vivono di redditi fissi. Parliamo di lavoratori dipendenti e pensionati. Le altre categorie spesso riescono ad adeguarsi al mercato. Anzi, per alcuni, gli ultimi tempi hanno rappresentato una vera e propria manna, con guadagni da capogiro per chi opera in settori nei quali ormai nessuno più vuole andare a lavorare.

È notizia fresca di lunedì scorso lo sciopero nel comparto agricolo-alimentare che in Romagna ha avuto adesioni altissime (cfr pag. 10 edizione cartacea). L’erosione delle retribuzioni ha ridotto il potere di acquisto delle famiglie e il malessere, in certi strati della popolazione, è elevato. Se da un lato c’è chi è sempre più ricco, dall’altro c’è chi arranca e si vede allontanare un certo benessere diffuso.

Il problema di questi anni non è la povertà assoluta, come accade in certi Paesi del mondo. La questione sociale che potrà essere esplosiva in un prossimo futuro è l’ampliamento delle disuguaglianze. Un fatto che investe tutto l’Occidente, con divari sempre più ampi.

Nel nostro Paese tanti giovani sono costretti a emigrare, come non accadeva più da decenni. La fuga di cervelli è pressoché costante. Investiamo su bambini e ragazzi, ma una volta formati ce li facciamo sottrarre da chi punta sulla ricerca e sui talenti. Un assurdo tipico italiano.

Un primo intervento di giustizia sociale sarebbe quello di far pagare le tasse giuste a tutti (cfr. pag. 3 edizione cartacea). La famosa redistribuzione richiamata in Costituzione in base alla capacità contributiva avviene attraverso quello strumento, piaccia a no. Risulta velleitario invocare solidarietà, aiuti e sostegni in ogni direzione. Pagare il dovuto, dare a Cesare ciò che è di Cesare, è il primo dovere di ogni cittadino. Invece assistiamo a un’evasione tanto diffusa da diventare prassi condivisa.

La Settimana sociale dei cattolici italiani che si celebra a Trieste fino a domenica prossima potrebbe costituire l’occasione per fare sentire una voce forte sui temi della giustizia sociale. La democrazia si fonda anche su quel principio caro a san Vincenzo de Paoli, spesso citato da don Oreste Benzi: non si può dare per carità ciò che è dovuto per giustizia.

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