Editoriale
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Ci interessa

I credenti e la società, la politica, l’interesse per il bene comune. Di questo e di tanti altri argomenti si è discusso per cinque giorni a Trieste. Se ne è ragionato in mezzo alla città, con gli stand delle buone pratiche, con dibattiti e forum su famiglia, educazione, informazione, ecologia integrale, presente e futuro

Ci interessa

Niente di ciò che è umano può esserci estraneo. L’abbiamo sostenuto numerose volte, da queste colonne. Se Gesù Cristo si è incarnato, significa che nulla è escluso dall’interesse del cristiano. A Trieste, domenica scorsa, l’ha ribadito con forza papa Francesco (cfr pag. 4  edizione cartacea). «È in gioco il bene dell’uomo», ha aggiunto, a proposito della democrazia che non gode di buona saluta in giro per il mondo.

I credenti e la società, la politica, l’interesse per il bene comune. Di questo e di tanti altri argomenti si è discusso per cinque giorni nel capoluogo ai confini orientali del Paese. Se ne è ragionato in mezzo alla città, con gli stand delle buone pratiche, con dibattiti e forum su famiglia, educazione, informazione, ecologia integrale, presente e futuro.

Non abbiamo privilegi da difendere. Ci sta a cuore e, ci interessa il bene del nostro Paese.

Per esserci e per partecipare, per essere parte, e non per parteggiare, bisogna allenarsi, non ci si improvvisa, è stato il monito del Pontefice. Bisogna allenarsi al senso critico, per combattere l’indifferenza, «cancro della democrazia».

Il Papa parla di amore politico, «che non si accontenta di curare gli effetti, ma cerca di affrontare le cause». Allora l’impegno in politica può diventare una «forma di carità» per «uscire dalle polarizzazioni» che impediscono di guardare avanti e si limitano a gestire il presente.

La domanda che rimane, dopo i giorni di Trieste, ritorna con forza: sapranno, i cattolici in Italia, essere sale della terra? Sapranno «organizzare la speranza» come ha chiesto loro papa Francesco?

Sapremo tutti noi essere «artigiani di democrazia», senza il rischio di riempire il tempo di parole vuote e di ragionamenti fatti in casa, tra di noi? Il concerto in piazza dell’Unità d’Italia andato in scena giovedì 4 luglio, sempre all’interno degli eventi della Settimana sociale, ha dato la dimensione di quello che la Chiesa può realizzare, in ogni ambito della vita. Una comunità che si impasta, che entra in contatto, che condivide tempo, risorse, idee e competenze e diventa tutt’uno là dove opera, si impegna, lavora, soffre e spera.

Questa è la strada da seguire, alla maniera delle esperienze dei primi gruppi di cristiani narrate negli Atti degli Apostoli. Nel mondo, ma non del mondo. Per stare in mezzo agli uomini e alle donne del nostro tempo. E anche a quelli di domani.

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