Diritto alle relazioni
La scuola è certamente crescita, conoscenza e cultura, ma è anche relazione di cui gli studenti, oggi più che mai, hanno un bisogno disperato. E non solo loro. Tra tutte le lezioni della pandemia, ce n’è forse una arrivata forte e chiara a tutti, anche a chi ha cercato di far finta che il virus non esistesse: senza relazioni non si vive, si sopravvive
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La prima campanella quest’anno avrà un sapore diverso. Si torna sui banchi, non più distanziati. Il sorriso dei compagni sarà esplicito, non solo immaginato, costretto dietro una mascherina.
Distanziamento, Ffp2, Dad: precauzioni necessarie, lo abbiamo sperimentato, per combattere il virus. Ma ora, che se ne può fare a meno, occorre cercare di capire quali e quanti danni hanno causato due anni di “confinamenti” nella vita e nella psiche dei nostri ragazzi.
La scuola è certamente crescita, conoscenza e cultura, ma è anche relazione di cui gli studenti, oggi più che mai, hanno un bisogno disperato. E non solo loro. Tra tutte le lezioni della pandemia, ce n’è forse una arrivata forte e chiara a tutti, anche a chi ha cercato di far finta che il virus non esistesse: senza relazioni non si vive, si sopravvive.
È vero per i ragazzi, che hanno cercato di tenere accesi legami con amici e compagni di classe in tutti i modi possibili, anche grazie al mondo digitale. Ma è vero anche per gli adulti, in particolare per i più fragili, come le persone con disabilità e gli ammalati che sembravano respirare dopo due anni di apnea.
Ed è così vero che se vogliamo davvero «uscirne migliori» come ci e si augurava papa Francesco nel pieno della pandemia, bisognerebbe che quello a poter avere relazioni fosse quasi un diritto, non formale, ma riconosciuto. In questo senso, forse, va l’appello dei vescovi dell’Emilia-Romagna alla Regione per la presenza dei familiari accanto agli anziani e agli ammalati ricoverati negli ospedali. Appello accolto a livello politico anche se, per il momento, è cambiato poco nelle corsie. Perché le relazioni sono anch’esse terapia, soprattutto nella malattia e nel fine vita.
Anche la drammatica testimonianza dell’ex detenuto all’ergastolo ostativo Carmelo Musumeci alla tavola rotonda organizzata a Ravenna dal nostro settimanale lo scorso 2 settembre sulle condizioni di vita nelle carceri ha costituito una sana presa di coscienza su un mondo spesso dimenticato (cfr pezzo a pagina 13 ).
Musumeci ha ricordato il tempo del suo isolamento dovuto al regime duro del 41bis. Per lui fu il momento più drammatico: per un anno e mezzo non vide più nessuno.
Sì, allora è proprio vero, le relazioni sono vita. All’inizio di questo nuovo anno pastorale, ripartiamo soprattutto da qui.
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