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Non c’è libertà senza educazione

Il nesso causa-effetto tra cultura, libertà ed educazione, con al centro la famiglia

Non c’è libertà senza educazione

Penso sia molto significativo mettere a fuoco il nesso tra educazione e libertà.

Perché questa è il principio di tutto, il fondamento senza il quale non reggono tutte le altre libertà. Mi limito a cercare di chiarire, almeno un po’, la valenza di quel nesso tra educazione e libertà e come si rapporti ad esso la famiglia. Credo che per comprendere meglio questo rapporto dovremmo aggiungere un quarto concetto: la cultura. Quindi: cultura, educazione, libertà e famiglia. Se dovessi proporre una rappresentazione grafica di questo fondamentale sistema di valori direi che potremmo immaginare un triangolo, i cui vertici sono rappresentati dai primi tre, educazione, libertà, cultura e al cui centro sta la famiglia: perché deve essere chiaro che solo se gli altri tre valori sono saldamente rispettarti e promossi e se la famiglia si nutre di essi può costituire un soggetto civile, anzi un soggetto politico.

Altrimenti, è destinata a sopravvivere, male, come mera unità di consumo o come soggetto passivo di una tutela assistenziale disposta dall’alto, ma culturalmente e socialmente priva di valore. Il senso della relazione fra educazione cultura e libertà è bene enunciato, in una forma così semplice che rischiamo di darla per scontata, nell’articolo 33 della Costituzione repubblicana. Purtroppo, quasi tutte le volte che, parlando di libertà di educazione, si tira in ballo l'articolo 33 è solo per via di quella famosa (o famigerata) coda del comma 3, «senza oneri per lo stato» su cui si è discusso all'infinito e che è importante sì, ma secondario. La cosa fondamentale, il primum da cui discende tutto il resto, l'art. 33 lo dice giustamente all'inizio: «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento». Sembra scontato, sembra una banalità, o una mera conseguenza del principio di libera manifestazione del pensiero già affermato all'art. 21. Non è così. A ben vedere, qui viene posto il concetto di coessenzialità dei tre principi di libertà, cultura (nel testo costituzionale reso con il binomio arte e scienza) e educazione (nel testo: insegnamento). Cosa vuol dire coessenzialità? Che non c'è l'uno senza l'altro. Possiamo così articolare il senso del dettato costituzionale in una serie di affermazioni correlate tra loro: non c'è educazione senza libertà. Perché l'educazione è una relazione personale e non può essere determinata dall'alto, dal potere dello Stato.

Ma non c'è libertà senza educazione. Perché la libertà non è un oggetto, o uno status permanente che si possiede per sempre, ma piuttosto un'attitudine dello spirito, una forza della volontà, una capacità del pensiero che hanno bisogno di essere sempre educate.

Per questo un grande educatore come don Giussani diceva sempre: «mandateci in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare».

Non c'è educazione senza cultura. Perché l'educazione non è mera trasmissione di informazioni neutre o di competenze tecniche uguali per tutte, ma proposta di un senso della vita, una visione del mondo, un sistema di valori e quindi esige una cultura di riferimento.

Ma non c'è cultura senza educazione. Perché la cultura vive solo se si comunica e ha la possibilità di informare di sé l'educazione delle nuove generazioni. Riconoscere il pluralismo culturale, ma negare il diritto delle diverse culture a educare è profondamente contraddittorio. Non c'è cultura senza libertà.

Perché la cultura è dimensione della persona, non dello Stato. E in una società pluralistica come la nostra le diverse culture, a cui le persone liberamente si riferiscono, devono essere libere di esprimersi. Ma non c'è libertà senza cultura.

Perché se il popolo non è educato e dunque non ha cultura, la libertà formale rimane vuota.

Votare è importante, ma se chi vota non ha una cultura di riferimento la scelta elettorale è come quella di un detersivo al supermercato.

La libertà di manifestazione del pensiero è sacra, ma se c'è un pensiero unico diventa inutile.

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