Caso Fondazione Maria Fantini, i sindacati: “Ripensare il sistema dell’accreditamento”
La decisione del sindaco di Cesena Enzo Lattuca di affidare la gestione sanitaria della casa di riposo Maria Fantini direttamente all’Ausl (per il gran numero di casi Covid-19), valutando per il futuro un passaggio della stessa all’Asp, riscuote il plauso di Cgil Cisl e Uil
La decisione del sindaco di Cesena Enzo Lattuca di affidare la gestione sanitaria della casa di riposo Maria Fantini direttamente all’Ausl (per il gran numero di casi Covid-19), valutando per il futuro un passaggio della stessa all’Asp, riscuote il plauso di Cgil Cisl e Uil. Che, in una nota, chiedono di ripensare all’intero sistema di gestione di queste strutture, spesso gestite nei fatti da cooperative terze.
“Più volte come sindacato abbiamo segnalato criticità in varie case di riposo, fra cui anche la Maria Fantini; una struttura nella quale il rispetto della gestione unica dell’ente accreditato viene materialmente espletato da altro soggetto privato, la Cooperativa Team Service, e non è l’unico caso nel territorio” rilevano le segreterie di Cgil, Cisl e Uil del territorio (unitamente alle categorie del Pubblico impiego del settore socio-sanitario e dei pensionati).
“Constatiamo con amarezza che, a fronte di varie segnalazioni per il mancato rispetto della tutela e sicurezza dei lavoratori in riferimento alle norme anti-contagio, gli enti preposti alla verifica si siano attivati con determinazione, solo dopo la nostra segnalazione al Prefetto e al Sindaco, e solo ora a fronte di una situazione oramai irrecuperabile con la sola gestione delle risorse interne”.
Per i sindacati confederali, autori di una segnalazione al prefetto il 25 marzo scorso, la tutela degli anziani ospiti dev’essere prioritaria: “Il deciso e drastico intervento del sindaco, che ringraziamo per il coraggio e l'appropriatezza che ha avuto nell'affrontare di petto la grave situazione che si è presentata, permetterà, probabilmente, un progressivo rientro alla normalità all’interno di una struttura oggi fuori controllo, rendendo evidente ciò che da anni segnaliamo e denunciamo, ovvero che le condizioni di lavoro a cui sono sottoposti gli addetti (carichi di lavoro; rispetto dei tempi di riposo; adeguatezza dei dispositivi di protezione individuale e molto altro) si riflettono sempre anche sull’utenza e questo né è un esempio lampante: la maggioranza degli operatori della struttura o è ammalata o è in quarantena perché positiva al virus”.
Per i sindacati confederali questo è il risultato del mancato controllo del pubblico nei confronti del privato accreditato: “Un controllo rischia spesso di assumere una dimensione di forma e non di sostanza, che non è stato in grado di rilevare le carenze strutturali, permettendo ad alcuni gestori di operare non curanti dei protocolli di sicurezza nei confronti degli operatori, e di conseguenza degli ospiti”.
Cgil, Cisl e Uil chiedono poi di andare oltre: “Bisogna attenzionare anche le strutture private non convenzionate e le case-famiglia nelle quali possono essere ospitati fino a 6 anziani, delle quali non si sa nulla e sulle quali è scesa una cortina di silenzio. Gli organi preposti al controllo e alla sorveglianza devono muoversi in tempo, prima che la situazione possa sfuggire di mano”.
Al termine dell’emergenza i sindacati chiederanno “un serio confronto con le Istituzioni Pubbliche per riscrivere insieme, non solo l’intero sistema dell’accreditamento, ma soprattutto una carta dei diritti dell’utente e del lavoratore sanitario e socio-assistenziale, in grado di valorizzare il servizio reso al primo e la qualità del lavoro del secondo”.
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