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Covid, parla un medico rianimatore della terapia intensiva: "È tornata la lotta quotidiana: una volta c'era solo il virus, adesso abbiamo anche il paziente che non vuol farsi curare"

"Ciò che è cambiato è l'atteggiamento di chi stiamo curando - dice il dottore -. Forse solo la riconoscenza di chi ti passa a trovare, anche solo per un saluto, una volta guarito, ti permette di mitigare lo scoraggiamento che si vive ultimamente"

Covid, parla un medico rianimatore della terapia intensiva: "È tornata la lotta quotidiana: una volta c'era solo il virus, adesso abbiamo anche il...

Dopo la morte di Franco Urbini, personaggio molto noto a Cesena anche per il suo impegno nella lotta contro il cancro, non vaccinato contro il Covid (cfr pezzo a fianco) abbiamo chiesto a un medico rianimatore di raccontarci un po' quel che accade in ospedale, al "Bufalini".

Di seguito la testimonianza del dottor Alessandro Circelli.

Caro direttore, è proprio così: i ricoveri sono ripresi, il carico viene dato in particolar modo a noi anestesisti rianimatori in quanto ne abbiamo gestiti tanti nelle precedenti ondate e abbiamo tanto personale. Inoltre in questo momento Cesena è molto ambita e tanti giovani neospecialisti vogliono venire qui, nonostante i tentativi di screditarci con video e messaggi sui social, come avrai visto e sentito.

Non che ne siamo contenti, ma ci tocca e perciò dobbiamo ridistribuire le forze (meno giorni liberi, ferie etc..). Ciò che adesso è veramente cambiato è l'atteggiamento di chi stiamo curando. Alcuni ancora non sono convinti dell'esistenza della malattia. Altri, la maggior parte, sono dubbiosi o nutrono con scarsissima fiducia in ciò che facciamo per loro. Per non parlare dei casi (non rarissimi!) in cui abbiamo ricevuto per fax o Pec (la posta elettronica certificata, ndr) la terapia che avremmo dovuto fare (la solita: ivermectina, vitamina D, plasma iperimmune, etc) e l'indicazione alla dimissione immediata del paziente su carta intestata di avvocato. In quasi tutti i casi, poi il paziente ci ha ripensato (per forza: stavo dentro il casco e respirava male! quelli a casa stavano bene...). In un caso la paziente è andata a casa, e poi è guarita, ma era finita in Terapia intensiva per mancanza altri posti letto, non era in una forma gravissima e men che meno avremmo voluta intubarla, come ha poi affermato.

Quindi è tornata la lotta quotidiana: una volta c'era solo il virus, adesso abbiamo anche il paziente che non vuol farsi curare. Questo porta quasi automaticamente ad arrendersi e dirgli: a questo punto arrangiati, io sono qui per te, ma posso anche andarmene via. Poi il giuramento di Ippocrate ma soprattutto l'etica professionale e il motivo per cui faccio questo lavoro, mi fa andare avanti. E infatti poi trovo la riconoscenza di chi sta a casa (che mi trovo a chiamare quotidianamente, spesso dispiaciuti per il fatto che il loro familiare sia stato così "capoccione"). In più, essendo a Cesena centro di riferimento per i casi più gravi, trattati mediante Ecmo (circolazione extracorporea) e vedendo gli ottimi risultati in questo senso, anche agli occhi di tutta la Romagna, mi fa per lo meno respirare un po'. Sta di fatto che, stante la situazione attuale, ci ritroveremmo in ospedale con due persone vaccinate e neanche ce ne accorgeremmo all'interno di un grande ospedale come il "Bufalini". Sarebbe un inverno come tanti altri. Invece il carico c'è, e il 90 per cento (in Terapia intensiva da noi il 100 per cento) sono non vaccinati. I vaccinati ricoverati ci sono, ma hanno un decorso rapido o spesso sono molto anziani (e quindi vaccinati molto presto). Cosa dobbiamo fare, smettere di curarli? E allora chi fuma? Chi guida ubriaco? Vabbè la smetto, dai, altrimenti parlo troppo.

Aggiungerei solo questo: noi andiamo avanti, ma quello che vedo intorno a me, è un clima di sospetto e poca fiducia nella classe medica e dei sanitari in generale, che fiacca ancora di più la stanchezza di questi quasi due anni. In più non sono migliorate le condizioni di lavoro, frutto di problemi strutturali della sanità italiana che non sono stati veramente affrontati nell'ultimo periodo. Abbiamo e stiamo dando tutto, senza ricevere niente di più rispetto a due anni fa. Forse solo la riconoscenza di chi ti passa a trovare, anche solo per un saluto, una volta guarito, ti permette di mitigare lo scoraggiamento che si vive ultimamente.

Grazie per l'ospitalità. 

Alessandro Circelli, medico rianimatore del reparto di Terapia intensiva all’ospedale “Bufalini” di Cesena

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riccardo LUZI 13/12/2021 19:39
In un caso la paziente è andata a casa, e poi è guarita, ma era finita in Terapia intensiva per mancanza altri posti letto, non era in una forma gravissima e men che meno avremmo voluta intubarla, come ha poi affermato.

nb.
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