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denatalità e invecchiamento

Demografia in Romagna. Focus su Forlì-Cesena

I dati, riferiti al 2019, riportano, nel territorio Romagna, residenti stabili per effetto dei movimenti migratori in entrata (sia nazionali sia esteri), età media superiore a quella nazionale, saldo naturale negativo e incidenza della popolazione anziana (e relativo carico sociale) in aumento. Uno studio a cura della Camera di commercio

Cesena dall'alto, foto d'archivio

I dati demografici del territorio Romagna – Forlì-Cesena e Rimini secondo uno studio da parte della Camera di commercio. 

Con una superficie di 3.243,3 chilometri quadrati il territorio di riferimento della Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini si conferma attrattivo anche dal punto di vista demografico.

Al 31/12/2019 la popolazione residente nell’area - Romagna Forlì-Cesena e Rimini è pari a 734.629 persone (+0,4 per mille nei 12 mesi). A fronte di un saldo naturale (differenza tra nati e morti nell’anno) strutturalmente negativo (-2.978 persone) e di variazioni anagrafiche per altri motivi anche esse negative (-1.993), la popolazione è rimasta sostanzialmente stabile per effetto del saldo migratorio (differenza tra immigrati ed emigrati, comprensivo anche dei cittadini italiani N.d.R.) positivo per 5.242 unità. Il tasso migratorio netto (saldo migratorio per 1.000 abitanti, comprende il movimento migratorio di stranieri e italiani, N.d.R.), che costituisce un indicatore di attrattività del territorio, appare dunque positivo (pari a 7,1 immigrati netti per 1.000 abitanti).

La popolazione dell’area Romagna è caratterizzata da una intensa densità abitativa (227 abitanti per kmq), superiore sia al dato della regione Emilia-Romagna (199) sia alla media nazionale (199).

Gli stranieri residenti al 31 dicembre scorso sono pari all’11,2% dei residenti totali, (12,5% a livello regionale e 8,8% a livello nazionale); i principali Paesi di provenienza dei residenti non italiani sono: Romania (con il 17,3% dei residenti stranieri), Albania (16,7%), Marocco (9,8%) e Ucraina (8,7%).

I principali indicatori demografici del territorio in esame al 31/12/2019 riportano:

- età media di 45,8 anni, in linea con quella regionale (45,9) ma superiore alla media nazionale (45,2);

- un indice di vecchiaia pari a 183,9 in aumento negli anni, inferiore al dato regionale (186,4) e superiore a quello nazionale (178,4);

- un indice di dipendenza totale (o carico sociale), dato dal rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni), pari al 58,4%, leggermente inferiore a quello regionale (58,8%) ma superiore al dato nazionale (56,6%).

“I fenomeni demografici impattano su più dimensioni fondamentali per lo sviluppo e assumono, nel contesto attuale, una sempre maggiore rilevanza – commenta Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini –. Temi come la denatalità, l’invecchiamento o l’immigrazione rivestono un ruolo determinante, sia in ambito sociale, sia in ambito lavorativo ed economico. Si tratta di fenomeni difficili da governare, soprattutto a livello territoriale, ma che rappresentano anche delle sfide ineludibili, criticità e opportunità rispetto alle quali è importante investire realizzando progetti specifici e di lungo periodo. Si pensi, per esempio, all’allungamento dell’aspettativa di vita che, se da un lato presenta problemi da affrontare, dall’altro, offre notevoli opportunità nell’apertura di nuovi segmenti di estremo interesse, quali la “silver economy” e il “well aging”, soprattutto nei territori come i nostri, vocati all’accoglienza, dotati di un’offerta turistica strutturata e caratterizzati dal “buon vivere”. Anche l’offerta culturale è in evoluzione e si presenta sempre più aperta all’innovazione e, quindi, meglio fruibile.

Una maggiore capacità delle Istituzioni di riappropriarsi in chiave strategica delle politiche demografiche è diventata indispensabile a tutti i livelli e così la pianificazione e la programmazione di azioni di sviluppo efficaci che traguardino le nostre comunità verso obiettivi di crescita e coesione. Per questo l’Osservatorio della nostra Camera monitora con continuità, da sempre, non solo le dinamiche economiche, ma anche quelle demografiche”. 

Dinamica e struttura demografica in provincia di Forlì-Cesena

Con riferimento alla provincia di Forlì-Cesena, al 31 dicembre 2019 la popolazione residente totale è pari a 394.833 persone, in aumento rispetto al 31/12/2018 (+0,2 per mille) (+0,9 per mille Emilia-Romagna, -3,1 per mille Italia). La dinamica del 2019 mostra un saldo naturale (differenza tra nati e deceduti) negativo di 1.806 unità, conseguente ad un indice di natalità (6,6 nati vivi ogni 1.000 residenti) inferiore a quello di mortalità (11,1); il saldo migratorio risulta positivo (+1.870, differenza tra iscritti e cancellati, comprensivo anche dei movimenti anagrafici) e tale da recuperare il deficit naturale. Il tasso migratorio netto (saldo migratorio per 1.000 abitanti, comprende il movimento migratorio di stranieri e italiani, N.d.R.) appare positivo (pari a 7,3 immigrati netti per 1.000 abitanti).

La densità demografica provinciale è pari a 166 abitanti per chilometro quadrato, inferiore al dato medio regionale (199) e nazionale (199). Strutturalmente la popolazione si concentra per il 54,5% nei grandi centri urbani (Comune di Forlì e di Cesena). Il comprensorio più popoloso risulta quello di Cesena con 209.286 residenti (il 53,0% del totale provinciale) e 187 abitanti per chilometro quadrato. Il Comune con maggiore densità è quello di Gambettola (1.379 abitanti per kmq).

Al 31/12/2019 gli stranieri residenti nel territorio di Forlì-Cesena risultano 44.205 (+2,4% nei 12 mesi), pari all’11,2% della popolazione totale, incidenza inferiore a quella regionale (12,5%), ma superiore al dato nazionale (8,8%). Nel corso del 2019 si sono verificate 5.596 iscrizioni all’Anagrafe (per nascita, trasferimento da altri comuni, dall’estero e altri motivi) e 4.571 cancellazioni (di cui 800 per acquisizione della cittadinanza italiana). I principali Paesi di provenienza dei residenti non italiani sono: Romania (con il 18,2% dei residenti stranieri), Albania (15,1%), Marocco (13,0%), Cina (8,0%) e Ucraina (4,8%).

Incrociando i dati del bilancio demografico della popolazione residente con quelli della straniera residente emerge che, nel corso del 2019, 474 cittadini italiani si sono cancellati dall’anagrafe per destinazioni estere, mentre 404 sono rientrati dal’estero. Tali dati non tengono ovviamente in considerazione dei trasferimenti temporanei e di quei movimenti da e per l’estero senza cambio di residenza, tuttavia sono un efficace indicatore circa il movimento da e per altri Paesi da parte di cittadini non stranieri residenti in provincia.

I principali indicatori demografici evidenziano le caratteristiche strutturali della popolazione del territorio in esame al 31/12/2019 e ne completano l’analisi demografica. La componente femminile della popolazione residente in provincia è leggermente prevalente rispetto a quella maschile (tasso di mascolinità pari a 95,0). La popolazione anziana (da 65 anni in poi) costituisce il 24,5% di quella totale e gli over 60 superano gli under 30 (rapporto 1,1). L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di 0-14 anni) è pari a 189,1 (in aumento), superiore al dato regionale (186,4) e nazionale (178,4). L’età media è pari a 46 anni, superiore al dato nazionale (45,2) e in linea con quella regionale (45,9).

Nel territorio in esame, il totale della popolazione in età non attiva (quindi per definizione da 0 a 14 anni e da 65 anni in poi) costituisce il 59,8% di quella in età attiva (indice di dipendenza) e al suo interno è prevalente la componente anziana; l’indicatore si presenta superiore al dato medio regionale (58,8%) e nazionale (56,6%). Ancora più evidente è lo squilibrio all’interno della popolazione in età attiva (indice di struttura e indice di ricambio): le persone da 40 a 64 anni sono il 53% in più rispetto ai residenti da 15 a 39 anni e quelle con età compresa fra i 60 e i 64 anni (potenzialmente in uscita dal mercato del lavoro) sono il 43% in più rispetto a quelle di età compresa tra i 15 e i 19 anni (potenzialmente in entrata nel mercato del lavoro).

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