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ARTE

Festival Cristallino: il 2 settembre l'artista Paolo Buzzi apre le porte del suo studio

Si parte con In-Studio, un percorso itinerante, fuori dai circuiti ufficiali, alla volta degli atelier degli artisti del territorio

Festival Cristallino: il 2 settembre l'artista Paolo Buzzi apre le porte del suo studio

Torna il Festival Cristallino, tante le novità dal 2 settembre. Giunta alla sua sesta edizione la manifestazione promuove le arti visive contemporanee in Emilia-Romagna con una particolare attenzione alle aree urbane di Cesena, protagoniste di una forte azione artistica e culturale. Organizzata dall'Associazione Calligraphie, Cristallino è un festival che mappa e riunisce in un progetto trasversale e articolato le eccellenze culturali e creative del territorio.

Si parte con In-Studio, un percorso itinerante, fuori dai circuiti ufficiali, alla volta degli atelier degli artisti del territorio. Un'occasione d’incontro con l’arte contemporanea proprio in quei luoghi in cui si definisce l’atto creativo.

Il primo appuntamento di questa sesta edizione si terrà nell'atelier di Paolo Buzzi a Bagnacavallo il 2 settembre alle 18,30 con la presentazione critica del lavoro dell’artista e la performance musicale di Gdg Modern trio.

L'artista Paolo Buzzi da sempre integra nel suo lavoro opere scultoree e installazioni con dipinti e opere su carta, secondo una visione estetica che ci consegna un’immagine di paesaggio al grado zero della sua possibilità rappresentativa. Nel suo percorso, dominato dal tema della natura, la pratica pittorica si fa pratica sottrattiva, in un’economia segnica e cromatica che tende a diluire l’oggetto, a sfaldarlo e sottilizzarlo, inseguendo un approccio alla realtà totalmente sinestetico. L’elemento naturale viene innestato a strutture di recupero, creando degli assemblaggi, che rivestiti da una glassa immacolata, sembrano assumere una funzione totemica – quasi fossero tanti singoli oggetti di culto, araldi di un’altra dimensione.

L’iter figurativo di Paolo Buzzi, dai paesaggi postindustriali degli esordi, agli scorci urbani, per giungere infine alle tele, dove si dispiegano stralci e intermittenze di una natura allo stato selvatico, tutto il suo percorso tematico così come il suo gesto pittorico, ogni cosa si conforma alla volontà di instaurare degli intervalli, di fare della mancanza, di sottrarre peso alla ipersignificazione. Contro questo horror pleni, questa spirale inarrestabile di oggetti, informazioni, segni, egli schiera la sua personale cupio dissolvi; alla visione densa, opaca, sostanziale del paesaggio che ci circonda, egli oppone dei passaggi d’ombra, delle sfocature, dei vuoti.

La sua pratica consiste - come spiega la curatrice Roberta Bertozzi - in un procedere per sottrazione, togliendo strato a strato, sfibrando l’immagine, abbreviandola. E se resiste una essenziale bicromia, giocata sui toni non toni dei beiges, dei grigi, dei blu, essa ha esclusivamente funzione struttiva, è diretta a porre in rilievo ciò che tuttavia sentiamo vacillare sull’orlo d’una labilità inverosimile: quasi che termine esclusivo del suo esercizio fosse soltanto quello di fare un’estrema pulizia, quasi che il suo più remoto impulso consistesse nel voler sublimare ogni figura assimilandola al bianco della tela.

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