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La Trevi ha contribuito alla riapertura del ponte Vespucci a Firenze

Il ponte riaperto il 24 ottobre. I complimenti del sindaco Nardella per il brillante intervento dell'impresa cesenate

La Trevi ha contribuito alla riapertura del ponte Vespucci a Firenze

C'è anche la cesenate Trevi dietro ai lavori per la riapertura del ponte Amerigo Vespucci di Firenze, avvenuta il 24 ottobre dopo una chiusura di quasi un anno per permettere la messa in sicurezza. La struttura, progettata dall’ingegner Riccardo Morandi, aveva infatti mostrato preoccupanti fenomeni di erosione sotto la pila sinistra del ponte. 

Trevi, che proprio in un recente passato - si legge in una nota pubblicata sul sito aziendale - era intervenuta con pieno successo al ripristino del Lungarno Torrigiani, è stata “richiamata” a Firenze, per occuparsi, all’interno di un consorzio d’imprese, della messa in sicurezza delle fondazioni al di sotto della pila sinistra del Ponte Vespucci. Un intervento di non poco conto che ha richiesto l’esecuzione di iniezioni attraverso canne a manchettes (Tam), installate mediante perforazioni direzionate di piccolo diametro.

Durante la conferenza stampa per l'inaugurazione e la riapertura del ponte, il sindaco Nardella, alla presenza di giornalisti e telecamere, ha pubblicamente ringraziato Trevi Ssp per avere brillantemente risolto le problematiche di sicurezza grazie agli interventi effettuati. Complimenti ai quali si sono aggiunti anche quelli dell'Ingegner Vincenzo Tartaglia, Direttore mobilità del Comune, che ha rimarcato la professionalità e l'ottimo lavoro svolto dallo staff presente in cantiere.

Il sindaco Nardella ha inoltre dichiarato: “È uno degli interventi più complessi mai fatti sui ponti a Firenze negli ultimi decenni, dopo quello sul Viadotto dell’Indiano. È stata un'operazione molto complessa dal punto di vista ingegneristico, che avevamo deciso prima del disastroso crollo di Genova. Ed è anche l'unico ponte realizzato dall'ingegner Morandi in Italia che è stato messo in sicurezza”.

I lavori si erano resi necessari perché, spiega una nota di Palazzo Vecchio “la corrente del fiume aveva scavato una profonda fossa di erosione al di sotto della pila sinistra del ponte. Le lavorazioni sono state complesse anche perché effettuate durante periodi in cui le correnti erano importanti. Le iniezioni di malte di consolidamento attraverso sonde teleguidate dalla sponda dell’Arno sono andate a inserirsi esattamente nei punti dove era necessario effettuare l’intervento”.

In considerazione della particolare delicatezza dell’intervento, nel corso dello svolgimento dei lavori di messa in sicurezza, Trevi Spa ha eseguito un campo prove che ha consentito di validare il metodo e i materiali scelti e durante il quale la struttura è stata costantemente monitorata per verificare gli effetti prodotti dalle lavorazioni di perforazione e iniezione. In particolare è stata installata una stazione totale su di un edificio che attraverso dei sensori posti su diverse parti del ponte, ha avuto il compito di verificare i movimenti della struttura e delle fondazioni.

Durante le perforazioni e le iniezioni, il sistema di monitoraggio del ponte ha sempre e solo indicato valori di movimento “ciclico” dovuti esclusivamente all’escursione termica. L’efficacia dell’intervento è stata verificata attraverso delle prospezioni geofisiche, in particolare sismiche, comparando la situazione ex-ante con quella successiva all’intervento.

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