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Parla un medico di famiglia con diversi pazienti positivi al Covid 19: "Siamo in stato di guerra. E per rendersene conto basta guardare dalla finestra"

"In giro c’è molta ansia - dice il dottore -. La gente ci chiama a tutte le ore. A Cesena il nemico ancora non sta dilagando, ma siamo circondati. Per ora lo stiamo contenendo. Ripeto: è importantissimo restare in casa. Ma se facciamo quello che dobbiamo torneremo a goderci il sole all’aria aperta"  

Foto Siciliani-Gennari/SIR

“Il mio consiglio è quello di non mollare. In particolare su precauzioni da prendere e attenzioni da assumere nei comportamenti”. Lo dice un medico di famiglia che da 40 anni svolge la professione. “In giro – aggiunge – ci sono tanti asintomatici che comunque sono contagiosi. Quindi rimane importantissimo rimanere a casa. E’ l’unico mezzo che abbiamo per fermare il contagio”.

Dottore, quindi non è un’influenza come le altre, come qualcuno ancora si ostina a sostenere?

Non è come le altre. Siamo davanti a uno scenario che non abbiamo mai visto in vita nostra. Basta guardare la fila di bare a Bergamo. Le assicuro, non è un’influenza come le altre.

Come è cambiato il vostro lavoro in queste settimane?

Lavoro in una medicina di gruppo con altri sette colleghi. E’ una fortuna per me. Ci confrontiamo tutti i giorni. Abbiamo una chat nella quale ci scambiamo opinioni e cresciamo anche professionalmente. E poi è anche un modo per non sentirsi soli e una garanzia dal punto di vista professionale e personale. Cerchiamo di fissare tra noi dei punti fermi, davanti a questi nuovi scenari.

In ambulatorio ci sono ancora le file di assistiti in attesa?

Le nostre giornate sono state del tutto stravolte. Al massimo vengono due o tre persone al giorno, rispetto alle 30-40 di prima. Si lavora con il telefono, sia cellulare che fisso. La gente è spaventata. E anche noi abbiamo la percezione, come le dicevo, che in giro ci siano tanti asintomatici che fanno girare il virus. Per questo noi medici di famiglia pensiamo che il virus sia molto più diffuso di quel che i numeri non stanno raccontando.

Può fare qualche esempio?

Diversi pazienti si accorgono che hanno qualcosa che non è a posto: mal di testa, febbricola, mal di gola, diarrea che perdurano più di dieci giorni. Diciamo loro di stare a casa e avvisiamo l’Igiene pubblica che in questi giorni è assolutamente oberata di lavoro. A queste persone non si fa il tampone. Le teniamo monitorate, noi medici di famiglia, telefonicamente, anche in maniera quotidiana se occorre.

Ha in cura dei pazienti Covid 19?

Al momento ho avuto tre ricoverati. Due sono stati dimessi ieri mentre il terzo per fortuna non necessita di terapia intensiva. Altri cinque risultano positivi al tampone e vengono sorvegliati a domicilio. Li curiamo nelle loro abitazioni con cure sintomatiche, sorvegliando che non peggiorino.

Quali percezioni avverte?

In giro c’è molta ansia. La gente ci chiama a tutte le ore. Abbiamo la linea sempre aperta. Qualche sera fa un paziente mi ha chiamato alle 23,30. Aveva 39 e mezzo di febbre. E’ stato cinque ore in Pronto soccorso. Gli hanno fatto una radiografia al torace che serve poco, e non la Tac che sarebbe stata più utile. E’ stato rimandato a casa perché in reparto sono pieni di casi più gravi.

Come vi organizzate per le ricette ai pazienti, visto che non ci può essere contatto?

Per chi ha il fascicolo elettronico non ci sono problemi. Da un giorno utilizzo l’e-mail: ho notato che è un sistema che può funzionare.

A Cesena dobbiamo essere realmente preoccupati? I casi gravi non sembrano molti.

Tutti abbiamo il terrore che la nostra città possa trasformarsi come Bergamo. Ecco perché raccomandiamo ai nostri pazienti i presidi di sicurezza: la distanza e il rimanere a casa, come già le dicevo. Se ognuno di noi mantiene queste precauzioni, siamo tutti più tranquilli. Questo virus si trasmette con le goccioline della saliva, parlando, tossendo o starnutendo e con le mani contaminate. Comunque tutti abbiamo paura perché c’è un periodo di incubazione durante il quale si può essere contagiosi senza saperlo.

Infine, dottore…

Ci sono altri due problemi che dobbiamo affrontare: è difficile entrare in contatto con l’Igiene pubblica, ed è comprensibile, e a volte gli stessi operatori forniscono informazioni contraddittorie. D’altronde, siamo in stato di guerra. E per rendersene conto basta guardare dalla finestra. Il nemico ancora non sta dilagando, ma siamo circondati. Per ora lo stiamo contenendo. Ripeto: è importantissimo restare in casa, ricordando che i benefici di questi sacrifici si possono vedere solo dopo 15-20 giorni. Ma se facciamo quello che dobbiamo, li vedremo di certo. E torneremo a goderci il sole all’aria aperta.  

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